Sostenibilità e viticultura.
Le politiche della Regione Toscana.
L’agricoltura toscana, e in particolare la viticoltura, si sono sempre distinte per vivacità e forte attitudine all’innovazione. Occuparsi di politiche agricole in una regione così improntata al dinamismo, significa affrontare sfide pioneristiche e rapportarsi con problematiche e concetti destinati a divenire argomento di confronto su un terreno più ampio, al di fuori dei confini regionali. Non è un caso che gli agricoltori della nostra regione, impegnati ormai da tempo a mettere in campo buone pratiche agricole finalizzate a ridurre il più possibile l’impatto ambientale delle produzioni, abbiano mostrato una precoce apertura rispetto ai temi della sostenibilità. La Regione ha fatto proprie le istanze del comparto e, interprete di un generale cambiamento di sensibilità rispetto ai temi ambientali, ha stabilito negli ultimi anni una serie di priorità, a partire da alcuni elementi di attenzione che qui di seguito provo a sintetizzare: – i mutamenti climatici e i rischi connessi; – la conservazione delle risorse, al fine di tramandarle il più possibile inalterate alle generazioni future; – uno sfruttamento “equo” e sostenibile delle risorse disponibili. Nello specifico, per una viticultura sostenibile sono stati individuati alcuni obiettivi prioritari: – proteggere la salute e garantire la sicurezza del consumatore e del produttore; – privilegiare i processi di regolazione naturale; – limitare gli impatti ambientali della viticoltura e dei processi di trasformazione; – mantenere la biodiversità degli ecosistemi viticoli e di quelli associati; – limitare l’uso degli input chimici e dell’energia impiegata; – gestire rifiuti e reflui; – preservare e valorizzare i paesaggi viticoli. Tuttavia, a fronte di obiettivi chiari e proiettati nella lunga durata, le nostre politiche devono essere necessariamente calibrate sulle caratteristiche del sistema produttivo, sia per quanto riguarda gli strumenti di supporto economico e finanziario, sia per le concrete misure utilizzabili. Teniamo presente che la vitivinicoltura toscana si basa su un tessuto di oltre 23.000 imprese, prevalentemente piccole e medio-piccole, anche se non mancano quelle di ampiezza rilevante, e oltre due terzi delle aziende sono situate in aree destinate alle produzioni di vini DOP, che coprono oltre il 92% della superficie vitata regionale, pari a quasi 60 mila ettari (la media nazionale è il 62%). Anche nella fase della vinificazione la struttura regionale è costituita prevalentemente da piccole realtà alle quali afferisce il 27% della produzione, mentre la restante parte è appannaggio di appena il 6% di aziende che producono, ognuna, una media superiore a mille ettolitri di vino. Il tessuto produttivo è integrato da 17 cantine sociali che producono il 18% del vino regionale. Una struttura, come si può dedurre da questi semplici dati, complessa, caratterizzata da un’ampia frammentazione che a sua volta è parte di un’eredità storica che continua a far sentire i suoi effetti. Nell’ultimo decennio la superficie vitata toscana si è leggermente ridotta, ma grazie agli strumenti messi a disposizione dall’Unione Europea (la Misura OCM Vino di Ristrutturazione e riconversione vigneti) oltre il 45% dei vigneti è stato rinnovato, mentre, a partire dal 2016, sono state concesse autorizzazioni per nuovi impianti per quasi 2.400 ettari. Ciò significa due cose: da un lato, che il contributo comunitario ha stimolato gli investimenti aziendali, dall’altro che si sono poste le basi sia per un ulteriore aumento della qualità del vino toscano, sia per una sua maggiore tipizzazione. Dobbiamo infatti considerare che la produzione vinicola toscana si basa principalmente sul Sangiovese che copre il 61% dell’intera superficie vitata, seguito a grande distanza da Merlot e Cabernet Sauvignon. Inoltre, la Toscana può contare su un ampio numero di Denominazioni di Origine (11 DOCG, 41 DOC e 6 le Indicazioni Geografiche) che coprono tutto il territorio regionale vocato, anche se, per dimensione, i punti di riferimento rimangono Chianti e Chianti Classico, rispettivamente con il 48 e 19 per cento della superficie totale, seguiti da Brunello e Morellino con il 5 e il 4 per cento. Sul piano quantitativo, la produzione regionale media si attesta sui 2,4-2,6 milioni di ettolitri. Sul piano economico, il valore generato dalla filiera dei vini DOP e IGP imbottigliati è stimato nell’ordine del miliardo di euro (743 milioni di euro circa per i DOP a cui si aggiungono i 183 milioni dei vini IGP), pari all’11% del totale nazionale indicato da ISMEA in 8,3 miliardi di euro. Oltre la metà della produzione regionale certificata prende la via dei mercati esteri, rappresentando circa il 20% del totale export di vini fermi DOP. Infatti, ogni anno oltre 800 mila ettolitri di vino trovano spazio sui mercati internazionali, in un rapporto fino a oggi piuttosto stabile tra Paesi extra UE (57%) e Paesi UE (43%). Il fatturato dell’export di vini DOP toscani, sui quali sono state concentrate anche numerose campagne promozionali, si è stabilizzato negli ultimi anni intorno ai 550 milioni di euro. Da alcuni anni tutte le nostre politiche di sostegno al mondo agricolo – vitivinicoltura compresa – sono improntate al tema della sostenibilità. Già nel documento di uscita della Conferenza Regionale dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale dell’aprile 2017, relativo all’innovazione e trasferimento delle conoscenze, abbiamo indicato che «nel futuro prossimo potremo permetterci una sola agricoltura: quella sostenibile, intendendo per sostenibilità non solo quella ambientale ma anche quella economica e sociale, capace di garantire la vitalità economica degli agricoltori e delle comunità rurali e di soddisfare le attese dei cittadini». Nel nostro modello l’innovazione è la chiave per accelerare il passaggio a un’agricoltura sostenibile, che tenga conto della redditività per le imprese, della conservazione e riproduzione delle risorse naturali e della biodiversità, della produzione di servizi ambientali quali la mitigazione dei cambiamenti climatici, della produzione di cibi sani, salutari e di elevata qualità e, non ultimo, delle relazioni tra agricoltura e comunità locali. Un approccio che definirei olistico, in grado di guardare all’insieme dei fattori che danno luogo ad uno sviluppo rurale realmente sostenibile. La sostenibilità delle produzioni vitivinicole toscane è al centro di numerosi progetti finanziati con fondi Comunitari, in specifico grazie alla Sottomisura 16.2 “Sostegno a progetti pilota e di cooperazione” del PSR 2014-2020. La sottomisura è stata promossa con strumenti di “progettazione integrata” (bandi PIF e PS GO) che nel complesso hanno attivato, per la sola filiera vitivinicola, 26 progetti per un contributo ammesso di oltre 6.5 milioni di euro. Quasi tutti i progetti hanno preso in considerazione aspetti di sostenibilità delle produzioni, basti pensare a quelli che prevedono l’applicazione di metodi riferibili alla cosiddetta “viticoltura di precisione”, che consentono una sensibile riduzione dell’uso di fertilizzanti e fitofarmaci con evidenti riflessi in termini di sostenibilità ambientale ed economica. Vorrei citare altri due progetti del bando PIF 2015, che hanno avuto per oggetto proprio l’applicazione o la messa a punto di protocolli di autovalutazione della sostenibilità: il progetto SOS.T., coordinato dalla Cantina di Pitigliano, che ha consentito a 4 imprese toscane di essere certificate secondo la norma Equalitas Vino Sostenibile; e il progetto SOSTE-NOBIL-ETÀ, coordinato dalla Vecchia Cantina di Montepulciano, che ha sperimentato per la prima volta la creazione di una piattaforma collaborativa per l’autovalutazione della sostenibilità ambientale dell’azienda e per ottenere informazioni sulle migliori tecnologie a basso impatto. Sempre in relazione al tema della sostenibilità, è a mio avviso molto significativo il progetto SOSWine che, tra le varie attività realizzate, ha determinato la PEF (impronta ambientale di prodotto) e l’incidenza delle azioni intraprese al fine del suo miglioramento. L’iniziativa, anch’essa parte del Progetto Integrato di Filiera 2015, è stata coordinata dalla Cantina Cooperativa Vignaioli del Morellino di Scansano. Infine, sono stati promossi ulteriori progetti che prevedono l’applicazione di soluzioni tecnologiche per la riduzione degli input chimici, l’avvio di processi di economia circolare, il miglioramento qualitativo, la programmazione economica, ed altri temi comunque attinenti a vario titolo al tema della sostenibilità nelle sue diverse accezioni. In definitiva, nelle politiche vitivinicole della Regione Toscana il tema della sostenibilità ambientale ed economica ha progressivamente assunto un ruolo centrale. Un tema destinato a crescere ulteriormente in futuro e che, inevitabilmente, condizionerà tutte le politiche pubbliche.
Marco Remaschi
Assessore Regione Toscana