Consorzio Vino Chianti Classico
Il Distretto del Gallo Nero: ambiente, cultura, sostenibilità.
Credo che agli addetti ai lavori, come i lettori di questa pubblicazione, ma non solo a loro, sia noto come negli ultimi 20 anni il profilo delle colline del Chianti, territorio di produzione del vino Chianti Classico Gallo Nero, abbia ottenuto un successo di immagine sui mercati mondiali, che ha pochi equivalenti in Italia e in Europa.
È stato un fenomeno relativamente rapido e per certi versi inaspettato nella sua consistenza. Comprensibile solo presupponendo che questo territorio sia riuscito a comprendere e interpretare le tendenze culturali più profonde della nostra società contemporanea, riferibili a modelli di vita e consumo basati sul concetto di qualità.
Il Chianti è senza ombra di dubbio uno dei territori rurali più pregiati del mondo. Lo rendono unico diversi fattori: il paesaggio di grande bellezza, frutto della sedimentazione di secoli di storia, un’agricoltura di grandissima qualità, un patrimonio artistico straordinario e un tessuto sociale che si esprime in una spiccata e vivace identità culturale.
Oggi il territorio di produzione del Chianti Classico può essere a ragione definito come un vero e proprio “distretto produttivo” e contare su numeri da “grande impresa”, con un fatturato globale stimabile in circa 800 milioni di euro, un valore della produzione vinicola imbottigliata di oltre 400 milioni di euro e infine il valore della produzione olivicola di 10 milioni di euro.
Coperto per due terzi da boschi, con solo un decimo di areale dedicato alla viticoltura, di cui il 40% già convertito ad agricoltura biologica, nel territorio del Chianti Classico i produttori di vino oggi mirano sempre più all’equilibrio ecologico, impegnandosi a ridurre, quanto più possibile, l’impatto dell’intervento umano. Da un recente sondaggio realizzato dal Consorzio la scorsa primavera, a cui ha risposto circa la metà delle sue aziende socie, la consapevolezza produttiva risulta essere la “parola d’ordine” dei produttori: il vino rispecchia il territorio come un’immagine fotografica in negativo, e per questo è così importante preservare il contesto ambientale, accanto alla cura di un prodotto di qualità.
Questa cura si esplica nel dinamismo, che è una delle cifre di questa zona produttiva, con investimenti costanti in agricoltura negli ultimi anni: tre quarti delle aziende hanno reimpiantato i vigneti nell’ultimo quinquennio, nonostante costi superiori alla media nazionale; un quarto delle aziende ha realizzato lavori di ristrutturazione in cantina, e oltre la metà ha investito in macchinari.
Questa spinta innovativa tocca anche il tema sempre più attuale della sostenibilità ambientale, con azioni che vanno dalla gestione dei boschi (30% delle aziende), i veri “polmoni” del Chianti, alle buone pratiche in viticoltura (per esempio la gestione del suolo per prevenire l’erosione e la gestione delle risorse idriche, curate rispettivamente dal 41% e dal 27% delle aziende), al riciclo (produzione di compost 21%, riciclo di vetro e carta 35%, alleggerimento delle bottiglie in vetro), fino all’utilizzo di fonti di energia alternativa, come gli impianti fotovoltaici (24%). La conservazione del paesaggio naturalmente passa anche attraverso la cura di elementi caratteristici della tradizione chiantigiana, come i muri a secco (42% delle aziende), i terrazzamenti (un quarto delle aziende) e le famose strade bianche (circa il 70% delle aziende), segni inconfondibili della campagna toscana per chi fugge dal cemento delle città.
Nella zona di produzione del Chianti Classico, vino, paesaggio, arte e architettura sono quindi gli elementi che hanno favorito la nascita di un modello di sviluppo: un modello ambito in tutta Europa perché ha saputo coniugare, con equilibrio, crescita economica e conservazione delle risorse ambientali.
Ed è in questo contesto virtuoso che la denominazione Chianti Classico ha trovato un habitat perfetto e gode di ottima salute. Il primo segnale positivo è dato dall’aumento del prezzo dello sfuso (media 2018: 280-310 euro/hl), che ha determinato una crescita del valore della denominazione di oltre il 35% nell’ultimo biennio, offrendo una maggiore remuneratività anche alle aziende che non imbottigliano.
Per quel che riguarda invece il prodotto imbottigliato, si conferma la tendenza alla crescita del peso – in volumi venduti e in valore – delle tipologie “premium” del Chianti Classico, Riserva e Gran Selezione. Super premiate anche dalla critica internazionale, lo scorso anno le due tipologie hanno rappresentato, congiuntamente, il 37% della produzione e il 52% del fatturato: trend riconfermato anche nell’anno corrente.
Per quanto riguarda gli sbocchi commerciali, anche se il Chianti Classico rimane una denominazione vocata all’export, negli ultimi anni si è assistito ad un risveglio del mercato interno. Gli USA si confermano al primo posto, una posizione che ormai detengono da oltre 15 anni: oltre una bottiglia su tre di Chianti Classico trova sbocco infatti in questo Paese (34% delle vendite totali), mentre rimane stabile al secondo posto il mercato italiano dove oggi viene venduto il 23% del totale dei vini Chianti Classico commercializzati. La principale novità dell’ultimo periodo riguarda la medaglia di bronzo dei mercati del Gallo Nero, che dal 2018 va conferita al Canada, un paese che assorbe l’11% delle vendite totali dei vini della denominazione.
Il risultato importante di una campagna di comunicazione e valorizzazione della denominazione che il Consorzio Vino Chianti Classico, credendo nelle potenzialità di sviluppo di questo particolare mercato, ha attuato ininterrottamente ogni anno a partire dal 2012, organizzando eventi, masterclass, grandi degustazioni e, non ultimo, il contest per la selezione degli Ambasciatori del Chianti Classico che ha portato al coinvolgimento entusiastico di alcune centinaia di sommelier e operatori del settore e all’individuazione finale di tre Chianti Classico Ambassador rispettivamente per l’Ontario, il Québec e la British Columbia.
Dall’indagine sulle vendite del Gallo Nero effettuata dal Consorzio, il Chianti Classico vanta quindi una penetrazione commerciale davvero capillare, con una distribuzione in oltre 130 paesi in tutto il mondo.
Il Consorzio Vino Chianti Classico, negli ultimi anni, ha focalizzato la propria attenzione non solo sulle strategie inerenti la propria denominazione, ma ha acquisito sempre maggiore consapevolezza circa il legame indissolubile esistente tra un prodotto d’eccellenza e il suo territorio di provenienza. Il Consorzio ha aperto così importanti tavoli di discussione e di confronto con le istituzioni locali, portando avanti due significativi progetti.
Mediante l’attività istituzionale della Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico Onlus, di cui il Consorzio è Socio Fondatore, è in fase di elaborazione il progetto di candidatura del Chianti Classico a Patrimonio dell’Umanità Unesco. L’altro importante traguardo, recentemente raggiunto, è rappresentato dall’istituzione, con le amministrazioni locali, del Distretto Rurale del Chianti. L’obiettivo comune di tutti i soggetti coinvolti è favorire l’integrazione economica e sociale, culturale e turistica, nel rispetto della conservazione e riproduzione degli equilibri naturali, al fine di elaborare una programmazione condivisa degli interventi.
Solo lavorando su più livelli è possibile guardare al futuro della denominazione. La valorizzazione del prodotto e l’attenzione verso il territorio e i diversi soggetti che lo animano, costituiscono oggi l’asse portante su cui costruire il nostro domani.
Giovanni Manetti
Presidente Consorzio
Vino Chianti Classico