Consorzio Vino Chianti.
Il rinnovamento della tradizione.
Rendere più morbido il vino Chianti e supportare le nostre aziende per posizionarsi in modo solido e continuativo sui mercati nazionali e internazionali. La strategia del Consorzio Vino Chianti si articola, sostanzialmente, in tre direttrici principali: modifiche al disciplinare di produzione, ricerca di nuovi sbocchi commerciali e potenziamento dell’immagine della denominazione.
Per quanto riguarda le modifiche al disciplinare, il Consorzio è già intervenuto disponendo, per i nuovi vigneti, l’aumento della densità minima a 4.100 viti ceppi per ettaro, in modo da ridurre la produttività della singola pianta innalzandone il livello qualitativo. Recentemente abbiamo ottenuto l’allineamento alla normativa europea del parametro del residuo massimo zuccherino (che non vuol dire aggiungere zucchero al vino Chianti, come qualche disinformato ha volutamente ed erroneamente interpretato), disposizione che consentirà alle aziende di presentare comunque dei vini secchi nel solco della tradizione del vino Chianti Docg, ma più graditi al palato di alcuni segmenti di consumatori.
Stiamo inoltre valutando altre proposte di modifica – che, ovviamente, proporremo all’attenzione dei soci – per far fronte allo stesso obiettivo: innalzare ulteriormente il livello qualitativo del prodotto, sia accelerando il completamento del ciclo di rinnovo degli impianti vitati con basi ampelografiche ridisegnate, sia, nella fase di trasformazione, favorendo gli investimenti in cantina. Crediamo che queste modifiche siano necessarie per tenere la produzione al passo con i tempi, senza perdere di vista la tradizione; modifiche che crediamo porteranno a un allargamento dei mercati e conseguentemente delle vendite.
Un’altra direttrice strategica che guida il nostro lavoro è la riduzione di tutti quei “lacci e lacciuoli” che imbrigliano l’operatività delle imprese: per supportarle al meglio, uno dei doveri del Consorzio è togliere il più possibile dalle loro spalle le incombenze burocratiche, che inducono affanni, rallentano il lavoro e non aumentano la qualità del prodotto. Oltre che tutelare la denominazione e proteggere le aziende dalle frodi, dobbiamo mettere queste ultime nella condizione di lavorare bene.
Il Consorzio è inoltre molto impegnato nella promozione percorrendo diverse strade e ricercando nuove opportunità: dalle fiere ai tasting, passando anche per iniziative di avvicinamento diretto ai nuovi consumatori, come quelle realizzate dalla Chianti Academy in Cina e in Centro America che si rivolgono a professionisti e operatori del settore che vogliono conoscere e approfondire la storia e la cultura del nostro vino. Sicuramente il Chianti è il vino italiano più noto al mondo, si trova sugli scaffali dei supermercati e nei ristoranti, ma quanti davvero lo conoscono, lo apprezzano o lo hanno semplicemente bevuto?
Il nostro obiettivo è tradurre la notorietà in risultati commerciali positivi che avvantaggino le aziende associate.
Il potenziamento dell’immagine della denominazione passa attraverso un lavoro che si muove in due direzioni: da un lato i consumatori, soprattutto stranieri, che devono conoscere le caratteristiche della denominazione; dall’altro le aziende, che devono conoscere i mercati per essere in grado di affrontarli in modo costruttivo e positivo.
Infine, l’ultima ma fondamentale leva, su cui da tempo stiamo spingendo con forza, consiste nel promuovere il rinnovo degli impianti: il vino si fa in vigna, non in cantina, e per questo è fondamentale investire nel vigneto. Rispetto a dieci anni fa, i contributi europei e regionali sono più che raddoppiati, passando dagli iniziali 7.000 euro per ettaro agli attuali 14.000, ma che in talune situazioni possono raggiungere anche i 17.000 euro per ettaro. Una crescita fortemente voluta dal Consorzio del Vino Chianti, dagli altri consorzi e dalle Organizzazioni agricole, ottenuta con un’azione coordinata che ci ha visti impegnati per anni.
Il risultato è che tra il 2001 e il 2018, nella sola area di produzione della nostra DOCG le aziende associate hanno investito oltre 600 milioni di euro rinnovando il 75% dei vigneti, pari ad una superficie annuale media di 850 ettari. È necessario proseguire su questa strada, perché investire significa elevare il livello di qualità del prodotto che oggi è sicuramente molto più alta di dieci anni fa. Ma la qualità non è mai abbastanza ed è il requisito fondamentale sul quale basare ogni strategia di immagine e di espansione commerciale.
Giovanni Busi
Presidente Consorzio Vino Chianti