La Toscana sostenibile del presente e del futuro. Un modello italiano.
In tempi recenti non ricordo di aver letto un insieme di punti di vista, riflessioni, approfondimenti e spunti critici completamente dedicati al settore enologico di una sola regione italiana, come quelli contenuti in questo numero del nostro Magazine. A maggior ragione se si tratta di una regione importante come la Toscana, che da decenni rappresenta un punto di riferimento per le imprese vitivinicole ed i consumatori italiani. La nostra cultura contemporanea è permeata dall’immagine della Toscana: per noi rappresenta la qualità in ogni sua declinazione – dall’arte al vino – come se in qualche modo fosse una dote naturale di questa regione. Difficilmente la nostra percezione si spinge a considerare cosa ci sia alle spalle di questa immagine, quali siano le ragioni che le hanno permesso di formarsi e consolidarsi. Leggendo le pagine di questo numero ci rendiamo conto, al contrario, che l’immagine di qualità e successo della Toscana è frutto di scelte precise, di lavoro e investimenti, della convergenza di fattori umani, socioeconomici, ambientali ed anche politici; è frutto dell’impegno di persone che hanno saputo mettersi in gioco, puntando a obiettivi che stavano al di là del comune sentire, e di un processo avviato e gestito da persone lungimiranti. Sarebbe troppo lungo ripercorrere in poche righe la serie di interessantissimi contributi che troverete nelle pagine che seguono, così mi limiterò a delineare solo alcuni dei punti che a me paiono più significativi. Il primo lo tocca Giuseppe Liberatore, affrontando il tema della radicale trasformazione del mercato vitivinicolo, che in meno di quindici anni è riuscito a lasciarsi alle spalle le ombre del passato diventando un esempio assoluto di trasparenza e tracciabilità, garanzia per operatori e consumatori. In questo processo i Consorzi di Tutela toscani hanno giocato un ruolo pionieristico, sperimentando procedure e metodologie che sarebbero poi diventate un modello per tutto il Paese. Il secondo punto di riflessione riguarda i concetti di identità e tipicità, che nel mondo del vino hanno una importanza speciale ma che in Toscana costituiscono il punto di riferimento di tutte le politiche di settore. Massimo Castellani tratteggia con maestria i tratti comuni e le specificità enologiche della regione, partendo comunque dal ruolo distintivo del Sangiovese, il vitigno principe che ha plasmato il carattere dei vini rossi toscani. Il terzo punto riguarda la capacità di guardare oltre il presente. Una capacità che distingue il sistema toscano da tutti gli altri, nonostante una diffusa cultura campanilistica che alcuni identificano come un limite della regione. È impressionante constatare come, nonostante le differenze e le diverse sfumature, le grandi aziende toscane come Antinori, Frescobaldi e Ricasoli, e i Consorzi abbiano unanimemente identificato nella sostenibilità il tema centrale del presente e del futuro. Una scelta fortemente condivisa e sostenuta anche in ambito politico-amministrativo, come dimostra l’intervento dell’Assessore Marco Remaschi e la decisione della Giunta Regionale di vietare a breve l’uso del glifosate. Spesso i termini sostenibilità e territorio vengono usati in maniera rituale, mentre in Toscana hanno assunto un valore concreto. Pensiamo solo al progetto innovativo per lo sviluppo di un turismo sostenibile promosso dal Consorzio del Morellino di Scansano, o alla costituzione di Fondazioni per la tutela del territorio promosse dal Consorzio del Chianti Classico e dal Consorzio del Brunello. Fatti reali, che vanno ben oltre le dichiarazioni d’intento. La Toscana sperimenta continuamente l’innovazione e traccia alle altre regioni i traguardi del futuro: lo ha fatto, ad esempio, valorizzando per prima il turismo enologico, come sottolinea Donatella Cinelli Colombini nel suo intervento, e promuovendo la produzione biologica ben prima che diventasse comune, come evidenziano le belle interviste a Giacomo Grassi e Filippo Reschiglian. Per questo sono sicuro che anche per il futuro la Toscana rimarrà un punto di riferimento per l’intera viticultura italiana. In ultimo, vorrei chiudere con un personale tributo alla figura di Lapo Mazzei, che come pochi ha saputo interpretare il bisogno di cambiamento indicando a tutti noi la strada.
Francesco Liantonio
Presidente Valoritalia