La produzione biologica è il futuro.

Intervista a Caterina Dei e Jacopo Felici, Azienda Cantine Dei.

Signora Dei, Cantine Dei è un’azienda con forti radici storiche. Ci parli di come avete portato avanti la tradizione, coniugandola all’innovazione tecnologica.
La nostra azienda nasce nel 1964, anno in cui mio nonno, Alibrando Dei, acquistò i terreni di Bossona, dove venne impiantato il primo vigneto. Scoprì di possedere un luogo straordinario, ideale per la produzione di grandi vini rossi. Negli anni ’70 poi, acquistò la proprietà di Martiena e la villa padronale. La svolta avvenne però nel 1985, anno in cui la nostra famiglia produsse la prima bottiglia di Vino Nobile di Montepulciano, un’annata eccezionale. Oggi, dopo più di cinquant’anni, sono io a portare avanti la tradizione di famiglia. Cantine Dei si prende cura di ogni vigneto con sapiente passione, accompagnando le uve nel loro naturale ciclo di maturazione. Dopo aver selezionato i grappoli, rimanendo al di sotto dei valori per ettaro previsti dal disciplinare, avvengono vinificazioni diverse e specifiche per valorizzare il Sangiovese e per produrre un vino equilibrato che esprima le caratteristiche del terroir. Il metodo di gestione della vigna è quello della zonazione: andare a lavorare su ogni singolo vigneto di modo che ogni tipologia di vino si identifichi con il proprio vigneto di origine. Credo che il segreto del nostro successo sia basato sul rispetto per il territorio e sulla passione per il vino, uniti ad uno spirito imprenditoriale con radici nella lavorazione del travertino delle terre di Siena.

Quando avete deciso di dare il via alla produzione biologica? Cosa vi ha spinti a mettere in moto tale processo?
Il cambio di rotta è avvenuto a partire dall’annata 2014, quando abbiamo deciso di provare ad effettuare in maniera non ufficiale una conduzione bio dei vigneti. L’annata non è stata delle più felici, ma i buoni risultati ottenuti ci hanno spronato ancora di più, convincendoci che una gestione sostenibile è perfettamente compatibile anche con annate difficoltose. L’idea del bio ha trovato in Jacopo Felici, il nostro enologo, pieno appoggio; siamo infatti fermamente convinti che si possano produrre vini di elevata qualità impattando in maniera minima sull’ambiente. Proprio il rispetto per l’ecosistema è stato il volano principale che ci ha spinto ad iniziare questa avventura. Dopo qualche anno di apprendistato, siamo entrati in conversione ufficiale nel 2017.

Signor Felici, quali benefici avete tratto da tale scelta? E quali difficoltà avete riscontrato?
Abbiamo ricevuto elevati benefici dal punto di vista agronomico; tutta la gestione bio, a partire dai terreni, passando dalla potatura secca per finire a quella verde, ci ha consentito di apprezzare già nel medio periodo un rinnovato equilibrio vegeto-produttivo, consentendoci di avere buone produzioni anche in annate con scarse rese, come quella del 2017. Dal punto di vista delle difficoltà, la gestione bio porta sicuramente un aumento del carico lavorativo sia nei vigneti che sotto l’aspetto burocratico. La conduzione biologica ha un elevato costo della manodopera rispetto a quella convenzionale. Si pensi al controllo delle infestanti sottofila: nell’agricoltura convenzionale, basta un trattamento diserbante, mentre nell’agricoltura bio si necessita di interventi meccanici da reiterare tre o quattro volte. Inoltre, la gestione del vigneto deve essere attenta, precisa e ha bisogno di eventuali interventi tempestivi. Questo aumento dei costi, purtroppo, non viene recepito interamente dal mercato al momento della vendita del prodotto finito, soprattutto per chi, ancora in conversione come noi, non può apporre il logo in etichetta.

Signora Dei, in quale misura chi produce bio è sostenuto dalla consulenza, dalla ricerca e dalle istituzioni?
Il sostegno delle istituzioni non è elevato, anzi spesso le lungaggini burocratiche comportano un aumento dei costi di produzione. La mia idea è che l’azienda, in un certo qual modo, debba camminare con le proprie forze, perché non vi sono molti aiuti economici, né a livello regionale, né nazionale.

Il biologico preserva l’ambiente. Secondo lei, il biologico è una misura efficace della sostenibilità generale? Scegliere il bio può dare una mano a migliorare la situazione?
Il bio, se prodotto in maniera oculata, può effettivamente salvare l’ambiente. È ovvio che la gestione biologica deve prima di tutto essere una sorta di “credo”, di convinzione ideale, che si concretizza nel cercare in tutti i modi di limitare l’uso dei fitofarmaci, anche se consentiti dal Regolamento, utilizzandoli solo quando realmente necessari. Inoltre, è indispensabile promuovere l’utilizzo di prodotti a basso impatto ambientale.

Come vedete la tendenza a lungo termine? Il bio sarà una scelta etica da adottare per tutti, oppure un’attitudine di mercato passeggera?
Cantine Dei è fortemente contraria all’utilizzo di fitofarmaci di sintesi in maniera indiscriminata. La nostra esperienza ci ha confermato che le tecnologie di oggi possono dare una grossa mano nelle colture bio, consentendo produzioni ottime dal punto di vista quali-quantitativo. Ovviamente, dal punto di vista commerciale, si dovrebbe tutelare maggiormente chi produce bio, promuovendo il consumo di tali prodotti. La produzione biologica è il futuro del comparto agricolo.

Intervista a cura di Bianca Maria Bove