Nascita, sviluppo e strategie del primo Biodistretto della Toscana.

Il Biodistretto del Chianti è nato nel settembre del 2016 dall’inglobamento, da parte dei già esistenti Biodistretto di Greve e di Gaiole in Chianti, degli ulteriori sei comuni del territorio del Chianti, ovvero Castellina in Chianti, Radda in Chianti, Castelnuovo Berardenga, San Casciano Val di Pesa e Barberino – Tavarnelle.
Il Biostretto di Greve è stato il primo a costituirsi in Toscana nel luglio 2012, portando rapidamente alla ribalta l’efficacia di una governance “partecipata” e sensibile ai temi ambientali. Nato dall’intuizione dell’agronomo Ruggero Mazzilli, che aveva percepito il grande potenziale di un bio territoriale a servizio della prevenzione, difesa e controllo fitopatologico, l’iniziativa ha trovato terreno fertile nei produttori bio e ha letteralmente contagiato l’Amministrazione comunale, che l’ha promossa a tutti i livelli. In assenza di una normativa nazionale o regionale, nella sua costituzione il Biodistretto di Greve ha seguito il protocollo e il percorso definiti da AIAB, basati sui criteri di trasparenza e reciprocità, che gli hanno consentito di collocarsi in un circuito più ampio, di livello nazionale ed europeo, di acquisire ulteriori esperienze e di sviluppare nuove progettualità.
Grazie al suo rapido successo, negli anni successivi è stata valutata l’opportunità di allargare l’esperienza a buona parte del comprensorio del Chianti, ovvero ai sette degli otto comuni interessati dalla denominazione di origine Chianti Classico. Un comitato promotore, costituito da produttori biologici e tecnici specializzati nel Bio, ha lavorato alla redazione di uno Statuto condiviso, coinvolgendo le comunità locali, il mondo associativo e quello ambientalista.
Biologico, infatti, significa non solo garantire salubrità al prodotto, all’ambiente di lavoro e al territorio in cui si vive, ma è diventato anche sinonimo di etica ambientale, acquisendo un significato ben più esteso rispetto alla sua valenza originaria.
Il territorio del Chianti ha subito mostrato un notevole interesse per il progetto, sia per la presenza di numerose aziende che praticano il metodo biologico, sia per la predisposizione ad accogliere esperienze innovative, come dimostra la costante crescita delle superfici in conversione nel territorio. A questo riguardo, i dati forniti a inizio 2019 dalla Regione Toscana indicano per il Chianti una superficie bio pari al 32% del totale, circa il doppio della media regionale e ancora superiore alla media nazionale.
Le amministrazioni locali hanno sostenuto la costituzione del Biodistretto, approvandone lo Statuto e impegnandosi in vari modi ad innescare processi virtuosi, ad esempio promuovendo l’introduzione di cibo biologico nelle scuole, o cessando l’utilizzo di diserbanti nelle aree e nelle strade pubbliche, adottando la raccolta differenziata dei rifiuti e incoraggiando l’utilizzo di materiali e stoviglie biodegradabili negli eventi pubblici in anticipo rispetto alle moratorie europee.
Il Biodistretto è un’associazione nata dal basso grazie all’impegno, all’entusiasmo e alla collaborazione di una molteplicità di attori: aziende agricole, associazioni locali, tecnici e amministrazioni, ognuno dei quali, in base alla propria sfera operativa, si è impegnato a diffondere la cultura del biologico.
L’attività delle aziende associate si spinge ben oltre quanto richiesto dalla certificazione, contribuendo a creare il terreno culturale necessario a favorire la cosiddetta “transizione agroecologica”.
L’esperienza ha consentito al Biodistretto del Chianti di offrire un contributo di conoscenze tecniche anche a livello regionale e nazionale, com’è avvenuto più volte con le audizioni parlamentari sulla legge nazionale (tuttora in discussione), o per la legge regionale dei distretti biologici o, ancora, sul Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei pesticidi, tema particolarmente sentito.
Un Biodistretto che a livello locale, grazie alla qualità del partenariato che lo sostiene, può svolgere un ruolo chiave nella gestione di alcune importanti problematiche ambientali, ad esempio sul tema delle fasce di rispetto e sulla tutela delle acque.
Nei primi tre anni di vita il Biodistretto ha seminato molto; tuttavia, ora è tempo di consolidare e rilanciare, rafforzando la collaborazione con le comunità e le amministrazioni locali, allargando la base anche a cittadini e ad altre associazioni. È inoltre necessario intensificare le iniziative di divulgazione, seminariali e convegnistiche, per rispondere alla crescente domanda di conoscenza sul bio che proviene dal territorio.
Tre anni di attività hanno dimostrato che l’agricoltura biologica è strettamente correlata alla gestione sostenibile del territorio, all’etica del lavoro e alla partecipazione delle comunità, ed è su questi temi che occorrerà impegnarsi nel prossimo futuro.

Roberto Stucchi Prinetti
Presidente Biodistretto del Chianti