Nel 2019 il Consorzio di Tutela del Prosecco DOC festeggerà il suo decimo compleanno.
Per capire l’origine di questo travolgente successo, che ci ha permesso di raggiungere la produzione di oltre 450 milioni di bottiglie, bisogna risalire agli inizi degli anni 2000, quando il sistema produttivo trevigiano e alcuni suoi illuminati esponenti si interrogavano su come riservare l’utilizzo del termine Prosecco ai vini ottenuti in quei territori che, per ragioni diverse, in centinaia di anni, avevano contribuito alla sua affermazione.
Solo nel 2009 il processo trovò compimento, grazie all’energico contributo dell’allora Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Luca Zaia. L’idea era piuttosto complessa, non si trattava infatti di costituire “solo” una nuova DOC – nei territori che vedevano il Prosecco già utilizzato nella produzione di alcune Indicazioni Geografiche locali, ma di elevare a DOCG le storiche DOC “Conegliano Valdobbiadene” e “Montello e Colli Asolani”, conferendo loro la facoltà di fregiarsi della menzione “Prosecco Superiore”. Il processo prevedeva, inoltre, un altro tassello molto importante: la cancellazione del termine Prosecco dal registro delle varietà italiane a favore del sinonimo Glera. Da quel momento, però, sono stati necessari altri interventi al fine di garantire il consumatore, le comunità locali e il sistema produttivo.
Nel 2011, il Consorzio ha chiesto alle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia di provvedere all’istituzione di un blocco degli impianti destinati alla produzione di Prosecco DOC, al fine di consentire una crescita dei vigneti coerente con le attese dei mercati, sia in termini qualitativi che quantitativi.
Processo che, non neghiamolo, ha prodotto solo in parte i risultati attesi, nella misura in cui molte, a nostro avviso troppe, superfici sono state comunque piantumate a Glera, generando non poche tensioni con alcune comunità locali.
L’anno successivo ha visto quindi l’introduzione dell’obbligo di apposizione del Contrassegno di Stato sulle bottiglie di Prosecco DOC. Un obbligo che, se per le DOCG è imposto dalla legge, nel caso delle DOC è offerto come un’opportunità che i produttori di Prosecco hanno voluto cogliere a maggiore tutela dei consumatori.
In questo modo il cliente finale ha la possibilità di percepire, anche visivamente, l’effettivo completo svolgimento del processo di certificazione. Dopo il blocco degli impianti, l’ulteriore attenzione al mercato è stata testimoniata dalla richiesta di adozione, in annate diverse, di provvedimenti quali lo stoccaggio e la riserva vendemmiale, al fine di garantire non solo la qualità ma anche il valore delle produzioni tutelate.
Qualità e valore, infatti, sono temi strettamente legati. Non può sussistere qualità senza un’adeguata remunerazione dei fattori produttivi che ne consentono il raggiungimento e – all’opposto – una riduzione del valore delle produzioni, spinge inevitabilmente a una contrazione dei fattori materiali e umani che contribuiscono al raggiungimento di un’elevata qualità.
Tutto ciò è stato reso possibile grazie a un’azione sinergica condotta dalle diverse componenti della filiera: viticoltori, vinificatori e imbottigliatori che, grazie al supporto delle istituzioni locali, nazionali e comunitarie e a un dialogo continuo con le rappresentanze di categoria, hanno fatto proprie le indicazioni, decisamente impegnative, che i Consigli di Amministrazione succedutisi negli anni, hanno proposto loro.
Ora, tutto il nostro impegno – al di là delle attività che il riconoscimento Ministeriale ci impone sul fronte della tutela e della promozione – è teso alla valorizzazione della sostenibilità delle nostre produzioni, una sostenibilità che, come oggi tutti ripetono, non è solo ambientale ma anche sociale ed economica. Su questo fronte, crediamo di non temere confronti, essendoci mossi da tempo per garantire questi aspetti, al pari, se non meglio, delle più importanti denominazioni europee. Abbiamo infatti messo in atto un dialogo continuo e aperto con le realtà locali, insieme ad azioni concrete tese ad incentivare da un lato le produzioni biologiche, (siamo già soci di due biodistretti e stiamo collaborando alla costituzione di un terzo) e dall’altro, la biodiversità mediante la realizzazione di siepi e aree boscate, con il pregio di contenere fenomeni di deriva e per il miglioramento del paesaggio.
Abbiamo già raggiunto la meta finale? No, e mai la raggiungeremo! Si tratta, infatti, di processi in continua evoluzione che devono tenere conto di diversi elementi, economici, tecnici, tecnologici ma anche sociologici e culturali che mutano e progrediscono continuamente. Non bisogna pensare alla sostenibilità come a un elemento statico, ma a un sistema dinamico a cui tutti dobbiamo anelare, con la consapevolezza, come in una corsa a tappe, che una volta tagliato un traguardo ce n’è un altro ad attenderci.
Stefano Zanette
Presidente Consorzio Prosecco DOC