Sintetizzare l’evoluzione e il cambiamento che il Consorzio dell’ASTI e la Denominazione hanno avuto in più di 85 anni vita è al tempo stesso complesso ed affascinante.
Nella prima metà del secolo scorso, le esigenze prioritarie del Consorzio, oltre alla promozione, si sono focalizzate nella formazione e incentivazione all’espansione della superficie vitata nelle località più vocate, insieme alla ricerca in campo viticolo ed enologico.
Nei primi decenni di attività, il Consorzio ha compensato le mancanze legislative nazionali, assumendo alcuni provvedimenti al fine di garantire il rispetto della spumantizzazione naturale, mettendo in atto procedure di controllo molto rigorose e minuziosi protocolli.
All’epoca, i soci dovevano rilasciare al direttore la più ampia autorizzazione ad accedere in qualsiasi momento agli stabilimenti per effettuare il controllo della spumantizzazione naturale senza alcun avviso preventivo, elemento presente tutt’oggi nello statuto consortile.
Già negli anni ’50, allo scopo di concedere il marchio consortile, durante le verifiche ispettive, l’agente del Consorzio doveva effettuare i conteggi tra la capienza dell’autoclave e le bottiglie potenziali, riportandoli su apposite schede. Le infrazioni venivano sanzionate con multe onerose e, alla reiterazione della violazione, era prevista la radiazione immediata.
Nel 1955, è stata costituita un’apposita Commissione assaggiatrice, formata dal direttore e tre tecnici, il cui compito consisteva nell’esame organolettico eseguito con campioni anonimi. Indubbiamente il patrimonio di esperienze maturate dal Consorzio dell’Asti, così come da altri importanti Consorzi, nella fase dei controlli in vigna, in cantina e nell’immissione sul mercato, hanno contribuito a formare un bagaglio di conoscenze propedeutiche e indispensabili alla costituzione di Valoritalia, trasferendo competenze e metodi.
Altro scopo dell’organizzazione, già esplicitato nell’atto costitutivo del 1932, è stata la promozione e diffusione della Denominazione sul mercato nazionale ed estero per l’applicazione della legge sui vini tipici, in collaborazione con gli organi governativi.
La prima Mostra Nazionale dei Vini Tipici organizzata dalla città di Siena risale al 1933, mentre nel 1941 gli ettolitri di Moscato vinificati dai soci del Consorzio erano 37.000, con un’esportazione di sole 11.200 bottiglie di ASTI. Nel 1951 le bottiglie prodotte sono state stimate a oltre 1,1 milioni di ASTI e 1,9 di MOSCATO d’ASTI. Ad oggi è stata percorsa molta strada e i dati sono decisamente cambiati, grazie anche alla lungimiranza dei fondatori, dei titolari delle storiche Case spumantiere e dei rappresentanti dei viticoltori soci.
Negli anni ’70, la continua crescita internazionale dell’ASTI ha determinato la necessità di una pianificazione strategica dello sviluppo, assicurando la stabilità del prezzo delle uve e il conseguente investimento in nuovi vigneti. Per tale motivo, nel 1979, grazie al ruolo promotore del Consorzio, è stata costituita la Commissione interprofessionale del Moscato (comunemente definita Paritetica). Quest’ultima, composta dai rappresentanti delle industrie imbottigliatrici, dai vinificatori e agricoltori e presieduta dall’Assessore regionale all’Agricoltura, ha contribuito sino al 2015 al coordinamento e al governo della Denominazione, stabilendo le indicazioni di rese produttive, di utilizzo delle eccedenze e il prezzo delle uve e dei mosti.
Grazie a questa istituzione, che tra i fondamenti prevedeva la remunerazione al viticoltore dei costi di conduzione più un adeguato margine di guadagno, si è stabilito l’equilibrio tra domanda e offerta e sono inoltre state create importanti risorse per la promozione dell’ASTI.
Con la vendemmia 2016 e a seguito di enunciazione dell’Autorità garante del mercato, le suddette concertazioni sono state interrotte per non incorrere in infrazioni alla normativa vigente in materia di libero mercato.
Nel rispetto delle leggi nazionali ed europee, il Consorzio dell’Asti si è reso comunque parte attiva nella ricerca di soluzioni di adeguamento della materia in oggetto, tali da facilitare il coordinamento e il controllo dell’immissione sul mercato della Denominazione, nonché il sostegno dell’anello debole della filiera agro-industriale.
Gli obiettivi futuri di un Consorzio di Tutela non possono non includere la capacità di diventare il vero soggetto aggregante dell’intera filiera. Questioni rilevanti come la sostenibilità ambientale, la sicurezza alimentare, la difesa del prodotto da contraffazioni interne o esterne, nonché la funzione di punto di congiunzione e di mediazione di interessi diversi, talvolta contrapposti dell’intera compagine, sono responsabilità alle quali si è chiamati, tutelando l’interesse collettivo e fornendo puntuali risposte. Insieme a questi aspetti, il Consorzio ha il compito di valorizzare le proprie radici e il proprio territorio, avvalendosi delle recenti funzioni attribuite ai Consorzi in relazione alle attività eno-gastronomiche di interesse turistico.
Romano Dogliotti
Presidente del Consorzio
per la Tutela dell’ASTI Docg