Francesco Liantonio, Presidente Valoritalia
Le Marche possono vantare un patrimonio enogastronomico d’eccellenza, la cui notorietà, ben al di là dei confini nazionali, è certamente frutto di campagne promozionali e di marketing territoriale rivelatesi negli anni incisive ed efficaci.
Volendo tuttavia esplorare a fondo le radici di tale successo, non è possibile altresì prescindere dalla felice intuizione dei produttori/operatori locali di dotarsi volontariamente, in tempi non sospetti, di un insieme di regole e procedure condivise e codificate, oltre che di un apparato di controllo posto a garanzia della corretta applicazione delle stesse.
Scelta, quest’ultima, sintomatica di un comportamento fortemente orientato a perseguire la qualità delle produzioni – intesa in senso lato – assicurando, in ottica di trasparenza, la correttezza formale e sostanziale di ogni singolo passaggio lungo tutta la filiera produttiva.
A ben vedere, dunque, i marchigiani sono stati tra i “pionieri”, in Italia, nell’attuare concretamente la complessa regolamentazione in materia di controlli delle produzioni certificate; le aziende marchigiane, associate nei rispettivi Consorzi di Tutela, hanno mostrato lungimiranza nel predisporre un sistema di controllo quando ancora il Piano dei Controlli operava solo in via sperimentale.
In effetti, fin dal 2004-2005, le Marche sono state una delle primissime regioni italiane a pianificare ed implementare verifiche di natura ispettiva, oltre che documentale, sulle realtà aziendali inserite nei circuiti virtuosi della qualità certificata.
Ad accompagnare gli operatori in questo percorso impegnativo, giova in questa sede ricordare la fattiva collaborazione e il dialogo costruttivo instaurato con gli Enti locali (in particolare la Regione Marche, l’Ufficio Territoriale dell’ICQRF e le Organizzazioni professionali), che hanno supportato prima i Consorzi, quindi, in seconda battuta, Valoritalia, nel processo di crescita e valorizzazione delle denominazioni d’origine.
Un cammino condiviso tra soggetti pubblici e privati, dunque, che ha visto i suddetti Enti impegnati in primo piano nell’organizzazione di convegni divulgativi rivolti alle aziende, nonché in attività formative destinate al personale impegnato nell’attività di certificazione e controllo.
E come in ogni processo evolutivo che si rispetti, non sono mancate difficoltà e ostacoli frapposti al raggiungimento di obiettivi migliorativi dello status quo: nel solco di quanto già accaduto, a livello nazionale, relativamente alla vertenza di natura legale intentata da più parti contro i Decreti del Mipaaf che autorizzavano i Consorzi prima e Valoritalia dopo ad effettuare l’attività di controllo sui vini a DO, anche le Marche sono state il “palcoscenico involontario” di un’accesa diatriba legale conclusasi con il pieno riconoscimento della legittimità degli incarichi e del rispetto delle norme comunitarie e nazionali.
Dal 2009, al fine di non vedere disperso il know-how di tecnici e ispettori che i Consorzi di Tutela avevano formato nell’arco degli anni, e dovendo al contempo rispettare la nuova normativa italiana di recepimento dell’allora Regolamento UE 479/2008 (oggi 1308/2013) con cui veniva stabilito che le attività di controllo fossero affidate ad Enti Terzi di Certificazione pubblici o privati, Valoritalia ha raccolto “in eredità” la missione intrapresa dalle realtà consortili nel 2004, proseguendo e potenziando, grazie alla sinergia instaurata con il territorio, il percorso di crescita finalizzato alla valorizzazione delle denominazioni.
Oggi la Società certifica la totalità delle DO vitivinicole marchigiane, potendo contare su una struttura operativa che consta di due sedi (Jesi e Offida), 6 dipendenti e circa 50 collaboratori (ispettori, commissari, etc.), e che è in grado di effettuare 599 controlli annuali su 4.141 operatori certificati (dati 2018).
Ma l’attività svolta nelle Marche non si limita alle sole eccellenze vitivinicole; da anni, infatti, Valoritalia è impegnata sul fronte della certificazione di produzioni aziendali biologiche o integrate, ampliando gli orizzonti operativi tradizionalmente riservati agli Organismi di Controllo e dimostrando di saper intercettare le esigenze di operatori particolarmente sensibili ai temi dell’impatto ambientale e della salute dei consumatori.
Significative, in tal senso, sono le esperienze delle quattro aziende marchigiane intervistate in questo numero di ValoriMag, soprattutto per quel che concerne il biologico, settore che da sempre nelle Marche gode di un’attenzione particolare, come testimoniano le percentuali regionali di incidenza della superficie coltivata a bio e del numero di operatori certificati (superiori alle medie nazionali) e una visione imprenditoriale imperniata storicamente su un concetto di sostenibilità ante litteram delle produzioni agroalimentari.