di Anna Casini, Vicepresidente della Regione Marche e Assessore alle Politiche Agricole
Senza tradire il peculiare carattere dei marchigiani, lavoratori silenziosi e schivi alla notorietà, ma tenaci e capaci di ottenere, con il lavoro, prodotti di altissima qualità, anche nel caso del vino le Marche hanno guadagnato, nel tempo, risultati che stanno affermando sul mercato una reputazione fondata su basi solide. La caratterizzazione dello sviluppo del vino nelle Marche è stata determinata da due fattori che nel tempo si sono chiaramente distinti: una relativa a cosa il territorio ha voluto e vuole produrre, l’altra relativa al modo in cui lo ha prodotto. Se è vero che il vino è il prodotto della storia e cultura di un territorio, di quanto sapere umano vi sia distillato, il caso Marche è certamente emblematico. Le denominazioni rappresentano il risultato finale, ma il contenuto va ricercato in ciò che esse rappresentano. Non si tratta solo di aver ottenuto un vino in una certa area, ma come lo si è ottenuto, a partire da quali vitigni. Le Marche dispongono di un patrimonio ampelografico di grandissima importanza: vitigni autoctoni e di antica tradizione, veri e propri campioni. Parliamo di Verdicchio che, con i numeri delle denominazioni dei Castelli di Jesi e di Matelica, traina la vitivinicoltura marchigiana, di Pecorino che con il Falerio e l’Offida sta vivendo una grande stagione di rinascita, di Passerina che, sempre nell’Offida, accresce la sua presenza specie nelle bollicine, di Lacrima, di Bianchello, di Vernaccia: tutti espressione del valore dei vini che derivano da vitigni autoctoni. Altro elemento caratterizzante lo sviluppo del settore vinicolo marchigiano è l’evoluzione della struttura imprenditoriale produttiva. Da trent’anni a questa parte si è assistito al fiorire di imprese produttrici di piccole dimensioni, in luogo di una struttura produttiva basata su un numero limitato di cantine leader del settore, molte delle quali cooperative. Queste nuove imprese, spesso con a capo un giovane, non hanno solo voluto produrre uva, ma hanno intrapreso la strada della vinificazione e commercializzazione, strutturando le proprie aziende per lo svolgimento dell’intero processo produttivo. Queste, non senza difficoltà iniziali, hanno avviato la propria produzione, con l’obiettivo di essere protagoniste del mondo del vino e si sono affermate. Oggi tanti giovani avviano la propria attività di vinificazione e si presentano sul mercato con conoscenza, competenza e professionalità che consentono loro di affrontare le sfide del mercato. Tra questi nuovi imprenditori spiccano le donne che, con la loro sensibilità, accompagnano la crescita del vino sul tappeto del successo. Il ricambio generazionale e la presenza di una pluralità di produttori ha indotto una naturale competizione virtuosa verso lo sviluppo e, in particolare, verso il miglioramento qualitativo, dando un forte impulso e crescita al settore. Ma riteniamo che il percorso di crescita del settore si sia potuto realizzare anche grazie al supporto istituzionale che, da anni, ha favorito l’accesso diffuso e virtuoso agli strumenti finanziari dell’OCM vitivinicolo e del Programma di Sviluppo Rurale. Per la discussione e la definizione delle strategie di sviluppo del settore, nel tempo, si è selezionato un modello di relazioni tra istituzioni e imprese, basato principalmente sul periodico confronto con gli operatori del settore nell’ambito dei tavoli di partenariato, tavolo vitivinicolo e tavolo strategico. Il sostegno finanziario al settore riguarda tutte le fasi della produzione: dal vigneto alla cantina, alla promozione e commercializzazione del vino. La crescita dell’intero settore si vede nel vigneto, dove vengono introdotte macchine all’avanguardia per la gestione di tutte le fasi fenologiche, spesso abbinate all’ammodernamento e riqualificazione dei vigneti orientati a tecniche di conduzione tecnologicamente all’avanguardia e alla loro riconversione sulle varietà di successo. In cantina, poi, le aziende investono incessantemente nelle tecnologie più avanzate che, abbinate all’eccellente livello della tecnica enologica – tradizionalmente presente e riconosciuta, anche grazie alla formazione conseguita presso prestigiosi istituti tecnici e facoltà regionali – garantiscono l’ottenimento dei prodotti di eccellenza. Ma per contribuire a superare il carattere riservato dei marchigiani, la Regione ha dovuto rivolgere una particolare attenzione alle attività di promozione, in ambito sia nazionale che comunitario, sia nei mercati dei paesi terzi. È qui che si sta giocando la sfida più grande: in ballo c’è la conoscenza della qualità del nostro prodotto e lo sviluppo dell’intero settore. C’è consapevolezza del lavoro da fare; i risultati potrebbero non essere immediati ed è necessario coinvolgere il maggior numero di aziende in questo sforzo comune, nella certezza che l’elevazione della notorietà delle Marche, a livello globale, porterà al miglioramento della performance di tutto il settore. Siamo convinti che l’aggregazione sia strumento e obiettivo prioritario, specie nella promozione. Nel loro insieme, le imprese delle Marche, indipendentemente dalle loro dimensioni, potranno avvicinare i migliori mercati internazionali, cosa possibile singolarmente solo per alcune aziende. Le basi sono solide, la tradizione è forte, il sostegno delle istituzioni c’è: è possibile migliorare e puntare ancora più in alto.