Da quanto tempo la vostra azienda è certificata bio? Qual è stato il motivo di questa scelta? 

Il primo raccolto ufficialmente bio risale al 2009, ma la scelta bio era già nel DNA dell’azienda. Per vent’anni i miei genitori avevano venduto da ambulanti prodotti per la naturopatia e alla base del loro lavoro c’era un radicato approccio salutistico. Il nostro miele, i legumi, le conserve e i cereali che produciamo si rifanno ai valori del rispetto dell’ambiente e della salute. 

Ha incontrato difficoltà nella conduzione dell’azienda con metodo biologico, soprattutto nel periodo di conversione?

Nessuna difficoltà: la tipologia di prodotti che produciamo in larga parte consente di adottare facilmente un metodo di conduzione biologico. 

E per quanto riguarda le pratiche burocratiche? Rappresentano un problema? In che termini l’organismo di certificazione può fare la differenza in questa fase?

Per le pratiche burocratiche, che pure sono un peso, si tratta fondamentalmente di acquisire una routine. Col tempo diventa più facile gestire questa parte del lavoro. 

Per quanto riguarda l’organismo di certificazione, è importante l’affidabilità e la competenza. Siamo passati a Valoritalia in un momento di completa riorganizzazione dell’azienda, su suggerimento di persone vicine. L’esperienza di Valoritalia sul vino è stato per noi un elemento di affidabilità: sono convinto che i migliori prodotti bio sul mercato, al momento siano il vino, la cioccolata, il caffè, essenzialmente beni non di prima necessità. In questi ambiti i produttori lavorano con più entusiasmo e con una sincera adesione ai valori del biologico. Rivolgerci a un ente di certificazione vitivinicola ci dava, vista l’esperienza in un settore così particolare, una maggiore garanzia di affidabilità.

In merito al posizionamento sul mercato, la certificazione bio ha migliorato o peggiorato la situazione della sua azienda? 

Produciamo prodotti che sono alla base dell’alimentazione e il marchio bio, in una prima fase, ha rappresentato sicuramente un valore aggiunto importante per posizionarci correttamente sul mercato. In questo momento, con la diffusione del biologico anche nelle grandi piattaforme commerciali, per un’azienda come la nostra la certificazione è diventata un punto di partenza. Filiera chiusa, altissima qualità e particolari proprietà organolettiche sono prerogative che nella nostra filosofia devono associarsi alla certificazione biologica. 

Per quale motivo, a suo parere, le Marche sono tra le prime regioni, in termini di numero di aziende, a certificare bio in Italia?

Una prima introduzione di un diverso approccio è venuta, nelle Marche, con l’arrivo delle prime comunità steineriane nell’area nord della regione, negli anni 70. Molte aziende marchigiane erano condotte secondo metodo biologico già negli anni ’80. Rintraccio la causa dell’attuale primato delle Marche in queste presenze pionieristiche che senz’altro hanno contribuito a una più rapida trasformazione della mentalità in tutta la regione.

A partire dalla sua esperienza, che futuro vede per l’agricoltura bio nelle Marche e in Italia?

Il biologico è senz’altro destinato a crescere. La più importante sfida per il futuro, a mio parere, è vigilare sulla qualità.

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