Intervista ad Antonio Centocanti,
Presidente dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini
Da qualche anno si parla di “Sistema Marche”: un circolo virtuoso tra economia fiorente, rispetto dell’ambiente e della natura, meta di turismo enogastronomico autentico e attento. Come ha influito la collaborazione tra i Consorzi presenti sul territorio?
Probabilmente uno degli slogan più belli per promuovere la regione Marche è stato “Le Marche, l’Italia in una Regione”. Si tratta della definizione al contempo minimale ma più completa che si potesse realizzare per descrivere questo territorio. Il sistema Marche si basa sulla volontà di rendere al singolare una regione che nasce al plurale. Sono quattro le Marche storiche, dalla Marca Pesarese a quella Picena, e rappresentano storie sociali diverse in tutto, dai dialetti alle peculiarità imprenditoriali. L’unione di queste esperienze ha creato il Sistema Marche che ha visto e vede ancora oggi, il suo punto di forza nella differenziazione, nel bello diffuso che incontrandosi si completa, si incastra creando un corpo solido, agile, complementare, sinergico e intelligente. L’agroalimentare di qualità dà forza al turismo che si completa in un’offerta culturale che viaggia da Urbino fino ad Ascoli passando per il fascino dei Borghi, per la bellezza paesaggistica dei Sibillini e delle diverse riviere, per la natura selvaggia del mare del Conero fino alle spiagge delle Palme del Piceno. Manifatture di eccellenza che, come per l’agroalimentare, nascono e si basano sulla domanda di qualità per rispondere al bisogno di bellezza e di benessere del consumatore attento e informato.
Nello specifico, quali sono state le azioni di promozione messe in campo, sia a livello nazionale che internazionale?
L’IMT vive quotidianamente di progettazione e azioni di promozione; è uno dei suoi punti di forza, è l’essenza del suo essere. Il Consorzio ottimizza e rende usufruibili tutte le iniziative a sostegno del settore viticolo ed enologico che lo Stato Italiano e la Comunità Europea mettono a disposizione. Essere organizzati e saper usare gli strumenti economici di promozione è oggi una pratica molto complessa, irta di difficoltà: conoscere le leggi, interpretarle, dimensionarsi, inoltrare nei modi e nei tempi giusti le domande, rendere credibile ed affidabile un progetto di promozione è un esercizio quasi impossibile per la micro azienda marchigiana. Il Consorzio interpreta le necessità delle imprese, diffonde le opportunità economiche e finanziarie, organizza gli eventi garantendone la massima efficacia. Per cui dalle grandi fiere internazionali come Vinitaly e Prowein, dalle missioni commerciali e promozionali fuori dall’Unione Europea, dal supporto organizzativo agli strumenti di promozione, fino ai compiti di mediazione nella gestione dei disciplinari, il Consorzio è sempre una sorta di “Grande Fratello” che non lascia solo nessuno e non perde mai di vista il bene comune, che in definitiva consiste nel successo commerciale a medio e lungo termine dei nostri vini.
Negli anni abbiamo assistito a un trend positivo dell’immagine della Regione, favorito da una concatenazione virtuosa di fattori tra i quali spiccano l’eccellenza delle denominazioni di origine, l’attenzione al “fattore bio” che ha fatto da traino al comparto agroalimentare e per finire, alla crescita del settore turistico. Le iniziative di tutela e protezione delle denominazioni di origine in che modo hanno sostenuto tale processo?
20 denominazioni di origine per i vini della regione Marche, di cui 15 tutelate dall’IMT, più una IGT, forse rappresentano un limite che difficilmente potrà essere superato. Anzi, col senno del poi forse un minor numero di denominazioni avrebbe reso più semplici i compiti più difficili: comunicare, avere visibilità, essere identificati.
La tutela e la protezione delle Denominazioni di Origine sono per il Consorzio la faccia nascosta della luna, rappresentano ciò che non compare nei giornali ma che quotidianamente viene monitorato: nelle Marche, la stretta collaborazione che da sempre caratterizza il rapporto tra IMT e Valoritalia – che garantisce il controllo della filiera produttiva dei vini a denominazione – ha creato una sorta di “metodo corretto di lavoro” comune a tutti i produttori, piccolissimi o grandi che siano. Un metodo che ha fatto scuola nella gestione viticola ed enologica, che ha stimolato la ricerca dell’equilibrio produttivo e consentito un reale miglioramento nelle qualità organolettiche dei vini. Il risultato è che attraverso questo processo i vini marchigiani, oltre alle loro indiscutibili qualità sensoriali, hanno finito per esprimere anche altri contenuti, a partire dalle bellezze paesaggistiche che a mio avviso rappresentano una fondamentale componente immateriale del nostro successo. Infine la grande diffusione del biologico, che testimonia della volontà delle nostre imprese a scommettere sul territorio, credendo, a ragione, che il rispetto del proprio ambiente e dei consumatori alla lunga paghi. In sostanza, il sistema dei controlli che abbiamo adottato costituisce il fondamento della nostra offerta, perché coniuga sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale.
Come si stanno muovendo i Consorzi relativamente al tema sostenibilità?
Il Consorzio interpreta la sostenibilità nel senso forse più stretto del termine: un vino sostenibile è un vino la cui produzione crea armonia nella filiera, intesa come equilibrio dell’essere e del fare, rispetto della vegetazione e del substrato di coltivazione, in tutto il processo di vinificazione, nei modi commerciali, dalla scelta del packaging fino ai metodi di trasporto e ai luoghi di destinazione. Questi ultimi infatti devono essere compatibili con la dimensione e la filosofia aziendale, e i prezzi devono essere stabiliti in modo tale da riconoscere la dignità dei lavoratori senza cadere nella speculazione modaiola.
La tutela del consumatore: quali strumenti di protezione?
Lo strumento principe nella protezione del consumatore è l’onestà. Quindi il controllo dell’onestà è un fattore condizionante per assicurare la tutela del consumatore. I modi con cui arriviamo a controllare l’onestà del produttore possono essere tanti: noi crediamo che un vino DOC sia la migliore premessa per la tutela del consumatore: in questo campo l’Italia può senza alcun dubbio affermare, e forse anche ostentare, la sua leadership.
E non da oggi, ma da sempre.
Secondo lei cosa ha reso il “Sistema Marche” vincente, quasi un modello virtuoso a cui le altre Regioni dovrebbero ispirarsi?
Il sistema Marche ha funzionato per tanti motivi, con un successo diffuso. Non c’è stato un fattore scatenante o un motivo unico di grande portata: il successo è la conseguenza del far bene; prodotti ottimi a prezzi buoni, un territorio vero, gente orgogliosa, appassionata, mai sopra le righe. Qui le aziende hanno il volto dei loro imprenditori, i vini sono espressione del loro carattere, le etichette sono i disegni dei loro sogni: nulla è falso, nulla è costruito. Per questo piace consumarlo e piace venire a vederlo.
Definisca il carattere marchigiano?
Essere marchigiano è la saggezza fatta stile di vita, è essere figli dell’armonia, senza eccessi di tristezza e senza facili entusiasmi.
BIANCA MARIA BOVE
Valoritalia