Da quanto tempo la vostra azienda è certificata bio? Qual è stato il motivo di questa scelta? 

Siamo bio dal 2016, quella di quest’anno è stata la nostra terza vendemmia con la certificazione. La nostra scelta di convertirci al bio è stata dettata da un motivo di ordine etico. Abbiamo tre figli e non possiamo ignorare le nostre responsabilità nei confronti delle generazioni future e del pianeta. 

Ha incontrato difficoltà nella conduzione dell’azienda con metodo biologico, soprattutto nel periodo di conversione?

Non abbiamo riscontrato particolari difficoltà, se non nel corso del primo anno, particolarmente piovoso, che sarebbe stato comunque un anno problematico anche se ci fossimo avvalsi degli strumenti dell’agricoltura convenzionale. Per il resto, il passaggio al Bio è avvenuto in modo semplice: la scarsità di precipitazioni determinata dai cambiamenti climatici è, paradossalmente, un fenomeno che favorisce la conduzione Biologica.

E per quanto riguarda le pratiche burocratiche? Rappresentano un problema? In che termini l’organismo di certificazione può fare la differenza in questa fase?

L’eccessiva burocratizzazione è un male del nostro Paese e non riguarda esclusivamente la certificazione in ambito agroalimentare. Per la scelta dell’organismo di certificazione, oltre che del valido supporto per la corretta espletazione delle pratiche, abbiamo tenuto conto di un altro elemento: la credibilità a livello internazionale. All’estero non tutti gli organismi sono egualmente riconosciuti e affidarsi all’organo di controllo sbagliato può comportare il rifiuto dei prodotti in alcuni mercati. Con Valoritalia sapevamo di non correre rischi.

In merito al posizionamento sul mercato, la certificazione bio ha migliorato o peggiorato la situazione della sua azienda? 

In Italia il vino biologico è ancora considerato con una certa diffidenza. Di recente mi è capitato che un cliente del nostro punto vendita mi chiedesse se fosse possibile fornirgli, di una delle nostre etichette più importanti, anche la “versione” non biologica. Tuttavia è anche vero che i mercati esteri, che rappresentano una buona fetta del nostro mercato, chiedono praticamente solo biologico. 

Per quale motivo, a suo parere, le Marche sono tra le prime regioni, in termini di numero di aziende, a certificare bio in Italia? 

Attribuirei la causa di questo fenomeno a buon livello di attenzione rispetto alle tematiche ambientali. 

A partire dalla sua esperienza, che futuro vede per l’agricoltura bio nelle Marche e in Italia?

Il biologico è la strada. È il futuro. Ne sono certo.

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