Tempestività e responsabilità: la gestione quotidiana dell’emergenza.
L’8 marzo scorso siamo stati improvvisamente chiamati a riconsiderare le nostre abitudini quotidiane in un’ottica di assoluta cautela.
Le nuove, necessarie imposizioni, hanno scompaginato le nostre giornate in un modo del tutto inedito. Nessuno di noi era pronto ad affrontare un cambiamento così repentino e radicale.
Se nella dimensione privata è stato possibile trovare gradualmente gli strumenti per adattarsi a un nuovo stile di vita, in quella lavorativa il tempo è stato tiranno. L’emergenza non ci ha concesso la possibilità di sperimentare, imponendo un’immediata riorganizzazione del lavoro e la stesura di una procedura dettagliata ed efficace.
Già il 9 marzo – il giorno dell’emanazione del decreto Governativo con le misure di contrasto al Coronavirus – nel corso di una riunione in videoconferenza, lo staff di Valoritalia ha approntato una procedura per la gestione dell’emergenza che consentisse di evitare l’interruzione del servizio di certificazione, pur con tutti i limiti che il Direttore Generale ha già esposto nel suo articolo.
La situazione delle sedi di Valoritalia è estremamente varia, per dimensioni, numero di addetti e tipologie di denominazioni sulle quali esercitiamo il controllo. Tuttavia l’azienda, pur essendo ricompresa tra quelle che svolgono un servizio di prima necessità, ha scelto di favorire il più possibile il lavoro da remoto. Le direttive nazionali e le procedure da seguire sono state chiare, ma a coloro che, come me, lavorano sul territorio, a diretto contatto con le aziende, è stato subito evidente che sarebbe stato necessario un ulteriore apporto di personale inventiva per adattare le regole generali ai casi delle singole realtà.
La regione in cui coordino le attività di Valoritalia, il Piemonte, era ed è una delle più interessate dal contagio e, d’altra parte, è anche una di quelle in cui Valoritalia ha il maggior numero di collaboratori e in cui sono presenti moltissime aziende che non possono interrompere l’attività per l’assenza di una certificazione. Una complessità che ha reso particolarmente difficile la gestione dell’emergenza.
Il supporto tecnologico ha avuto un ruolo fondamentale. Già la sera dell’8 marzo, per tenere le fila, ho creato un gruppo WhatsApp con i colleghi di tutte le sedi operative del Piemonte, ben quaranta persone. Il gruppo è stato utilissimo sin da subito, per fornire le prime indicazioni sul lavoro da svolgere in ufficio, per annullare le commissioni di degustazione già convocate e bloccare gli ispettori a cui erano già stati assegnati dei prelievi per la certificazione.
Ancora oggi il gruppo “Valoritalia Piemonte” è attivo per molte comunicazioni di lavoro.
La formula del “lavoro agile” ha ulteriormente confermato l’efficienza del nostro software gestionale Dioniso, progettato con grande lungimiranza per lavorare on line e consentire l’attività in remoto degli operatori.
Senza Dioniso non avremmo mai potuto gestire, in entrata e in uscita, tutta la documentazione relativa ad ogni singola richiesta di certificazione. È sufficiente disporre di una connessione internet e di un personal computer e, con le proprie credenziali, è possibile effettuare tutte le verifiche documentali per il rilascio degli attestati di idoneità. In questo modo, hanno potuto lavorare in sicurezza tanto gli operatori di Valoritalia quanto il personale delle imprese.
Solo i nostri addetti al magazzino hanno invece continuato a prestare la loro attività in sede, per preparare i DDT e i contrassegni necessari al confezionamento dei vini a DO. Si è deciso che le aziende potessero ritirare i contrassegni solo previo appuntamento ma, nonostante questa cautela, ho percepito chiaramente la loro preoccupazione e il loro nervosismo, per il timore del contagio per sé e le famiglie. Ci siamo anche attivati per la sanificazione di tutti i locali e, con tanta fatica, abbiamo trovato i dispositivi necessari per fornire la maggior tutela possibile a coloro che hanno dovuto esporsi di più, svolgendo quelle mansioni che non potevano essere realizzate da casa.
A mio avviso, un altro elemento fondamentale è stata la tempestività delle comunicazioni alle aziende, nelle quali sono state indicate le nuove e semplificate modalità di certificazione e, dal momento che gli uffici erano chiusi anche tutti gli estremi dei contatti e del personale addetto, con il dettaglio delle modalità operative di ogni sede sul territorio piemontese.
Abbiamo riorganizzato completamente e rapidamente tutto il nostro lavoro, destinando più operatori alla gestione delle autodichiarazioni ed ai relativi controlli documentali, in modo da evitare l’accumulo di pratiche inevase e rispondere in tempi rapidi alle richieste delle aziende.
A distanza di quasi due mesi, facendo un bilancio, mi rendo conto delle tante difficoltà che abbiamo dovuto affrontare, sia sul piano strettamente operativo che sul piano emotivo. Da un lato, era palpabile l’ansia delle aziende per i tempi di attesa dei contrassegni, così da rispettare le scadenze per i contratti che riuscivano a chiudere; dall’altro, è tuttavia cresciuto anche il nostro disagio per il lavoro a distanza, senza avere la possibilità di quel confronto che ci consentisse di risolvere, con una semplice chiacchierata in sede, quei problemi che quotidianamente si presentano. E sullo sfondo, tutti siamo stati accompagnati dalla tristezza delle quotidiane notizie su ricoverati e deceduti, pur essendo noi tutti molto fortunati a non essere stati direttamente toccati.
In fondo, penso che ci abbia stimolato soprattutto il nostro senso di responsabilità, oltre alla ferma determinazione nel dare il nostro contributo per impedire il cedimento di uno dei settori più importanti dell’economia piemontese.
Aver ricevuto i complimenti da tante aziende ci ha dato soddisfazione e motivazione; ricevere una mail con: “grazie al vostro lavoro state consentendo a un intero settore di andare avanti e, nel nostro piccolo, con queste idoneità, ci avete dato un po’ di fiato a livello economico e la possibilità di spedire un nuovo ordine in Australia” ci ha spronato ad andare avanti anche nei momenti di maggior sconforto.
Tuttavia ci manca il vedersi al mattino; ci manca quel confronto giornaliero anche solo per discutere il da farsi; bisogna telefonare o scriversi via mail, e non è la stessa cosa. Sono però convinta che molti di noi hanno costruito, in questo periodo così difficile, rapporti di fiducia, di sostegno reciproco e maturato la consapevolezza (che prima non c’era), di come i colleghi siano persone sulle quali spesso poter contare per il supporto lavorativo, ma non solo.
Sicuramente rimarrà per il futuro il gruppo “Valoritalia Piemonte”, e resterà la soddisfazione per aver saputo affrontare le difficoltà con elasticità mentale, trasformando lo svantaggio in opportunità, sfruttando le potenzialità della tecnologia e del lavoro da remoto che permette, a tanti, di trovare il giusto compromesso tra la soddisfazione personale e la realizzazione professionale.
Elena Torrengo
Valoritalia Piemonte
Biografia
Ha lavorato per 17 anni al Consorzio per la tutela dell’Asti. Nel 1994, anno in cui la Denominazione Asti è diventata DOCG, ha iniziato a occuparsi del rilascio dei contrassegni, specializzandosi nell’uso del gestionale utilizzato dai consorzi di tutela per il piano dei controlli. Per le competenze acquisite è stata assunta da Valoritalia sin dal 2009, anno di nascita della Società. Dal 2017 coordina le attività delle sedi del Piemonte.