Fondata a Torgiano da Giorgio Lungarotti, pioniere della moderna enologia italiana che nel dopoguerra trasformò l’azienda agraria che la sua famiglia coltivava da generazioni in una vitivinicola specializzata, Lungarotti conta in tutto 250 ettari di vigneti, dislocati tra la Tenuta di Torgiano (230 ha, certificata VIVA dal 2018) e quella di Montefalco (20 ha, a conduzione biologica dal 2010), dove si pratica una viticoltura attenta all’ambiente e alla biodiversità. Lungarotti oggi prosegue il suo cammino nel segno della sostenibilità, grazie all’impegno, la passione e la competenza delle figlie Chiara e Teresa, affiancate dalla madre Maria Grazia e dai nipoti Francesco e Gemma. Le due tenute producono in tutto 29 etichette, tra cui il Rubesco Riserva Vigna Monticchio – Torgiano Rosso Riserva DOCG, nominato più volte tra i migliori vini rossi italiani, e il Rubesco – Rosso di Torgiano DOC, profonda espressione dell’Umbria, di cui nel 2022 ricorrono i 60 anni. Per l’azienda il vino è il cardine di un sistema di promozione integrata fondato su un’offerta enoturistica e culturale di straordinaria qualità. 1. Tra i vostri valori aziendali: “la terra è un prestito da restituire ai figli”. Lungarotti opera da molti anni una viticoltura ecosostenibile, volta a ottenere la migliore qualità delle uve sempre nel massimo rispetto della pianta, della biodiversità del suolo e dell’ambiente che circonda i vigneti. La certificazione VIVA ottenuta nel 2018 come ha influito nelle vostre scelte aziendali? La sostenibilità è parte integrante del nostro DNA aziendale e non è qualcosa che è stato abbracciato recentemente per motivi di marketing. Ci tengo molto a sottolinearlo, ricordando che le prime capannine meteo furono installate nei nostri vigneti a metà degli anni ’90; queste, insieme al non utilizzo del diserbo chimico a favore di una lavorazione sottofila per eliminare le infestanti, alla concimazione organica a base di sovescio o di letame (che non solo migliora struttura e frazione di sostanza organica del suolo, ma ne aumenta la biodiversità in modo concreto e importante), al ricorso alle energie rinnovabili in cantina (caldaia a biomasse e pannelli fotovoltaici), e a tanti altri piccoli accorgimenti ci ha permesso di ricevere la certificazione VIVA nel 2018. In Umbria siamo stati i primi, nonché noni in Italia e, nel 2021, la certificazione è stata rinnovata anche grazie all’adozione di bottiglie leggere per il 95% dei nostri prodotti che ci hanno consentito di ridurre fino al 35% le emissioni di CO2. Tuttavia, per poter funzionare, la sostenibilità non deve essere solo ambientale ma anche economica e sociale – intesa come rispetto di tutti i collaboratori- e avere ricadute positive su tutto il territorio. 2. Quali vantaggi avete ottenuto dalla certificazione? Oltre al risparmio economico dato dalle soluzioni sostenibili adottate, avete riscontrato un vantaggio competitivo a livello internazionale? La certificazione di sostenibilità non risponde a logiche commerciali ma alla profonda convinzione che ognuno di noi deve fare la propria parte per ridurre l’impatto antropico sull’equilibrio naturale del pianeta. La terra sta subendo le nostre scelte di vita, rispondendo in modo imprevedibile e dannoso: ne abbiamo un esempio quotidiano con i danni causati dal cambiamento climatico. Poiché la vita ed il futuro di noi viticoltori dipendono dall’ambiente e dal clima, si può dire che la scelta di essere sostenibili è anche un po’ egoista perché incide in maniera determinante sulle prossime generazioni. La certificazione, inoltre, è un importante strumento di garanzia e di trasparenza per il consumatore finale che, per fortuna, è sempre più sensibile a queste tematiche. Oggi il mercato “premia” chi decide di certificare le proprie scelte sostenibili. Ad esempio, nei Paesi dove gli acquisti sono effettuati da un monopolio normalmente nei tender viene premiata anche la certificazione di sostenibilità, specialmente se avanzata e non base, come nel caso di VIVA. Credo che nell’immediato futuro essere sostenibili non sarà più una scelta, ma una necessità.