In un periodo in cui a ciascuno è richiesta una maggiore responsabilità sui comportamenti da adottare verso la sostenibilità e l’economia circolare, ci domandiamo come aumentare l’efficacia della risposta, considerata la complessità e la dimensione del problema. Il tema può essere affrontato non solo come comportamento individuale o di singola impresa, ma con l’adozione di modelli con cui collettivizzare un impegno che possa essere più adeguato alla emergenza climatica e sociale che stiamo affrontando. Se limitiamo il campo al settore vitivinicolo e al ruolo che possono avere i consorzi di tutela, non soltanto nelle loro funzioni ex lege definite dal Testo unico del vino, ma anche come aggregatori di comportamenti in una visione più territoriale, potremmo definire un percorso di denominazione sostenibile come risposta collettiva di un settore produttivo e di una determinata area che in questo caso coincide con quella di una Denominazione di origine. In base a tale principio, lo standard Equalitas, ormai rodato e ampiamente consolidato nella sua declinazione Organizzazione e Prodotto Sostenibile, rivolto quindi alle imprese singole e ai suoi prodotti, ha posto l’attenzione anche sulla misurazione della sostenibilità di una denominazione tutelata dal proprio consorzio. Il Modulo Sostenibilità per la Denominazione (DPS), aggiornato di recente, conferma il ruolo del consorzio di tutela quale guida dell’intero percorso, condiviso con quante più aziende possibili. Il prerequisito, inalterato rispetto alle precedenti versioni, è infatti il coinvolgimento di almeno il 60% della superficie della DO rispetto alla media della superfice rivendicata nel biennio precedente. La struttura del modulo DPS segue a grandi linee quella degli altri due moduli di Equalitas. Esso si compone di sei capitoli contenenti 19 requisiti maggiori da soddisfare fin dal primo anno di certificazione, 11 requisiti minori da adempiere per almeno il 30% nel primo triennio e 21 raccomandazioni da adempiere per almeno il 10% al rinnovo triennale. Il consorzio di tutela dovrà definire, attraverso la redazione di un manuale di gestione, la propria politica sulla sostenibilità, gli obiettivi di miglioramento, le procedure di gestione, controllo e coinvolgimento delle aziende. Esso inoltre dovrà predisporre il protocollo viticolo e il codice etico da far adottare alle aziende aderenti al progetto e pubblicare annualmente il bilancio di sostenibilità. L’adozione di una piattaforma informatica, gestita dal Consorzio, permetterà di ricevere i dati dei quaderni di campagna dei soci aderenti al progetto di sostenibilità, di archiviarli, facilitare il monitoraggio e calcolare gli indicatori ambientali (impronte carbonica e idrica). Senza entrare nel merito dei singoli requisiti contenuti nel modulo DPS potremmo suddividere per sintesi, l’impegno del Consorzio lungo l’intero percorso che lo porterà alla certificazione DPS da quello delle aziende aderenti al progetto. Il consorzio di tutela oltre alla redazione del manuale di gestione che potremmo definire prodromica a tutto il resto, dovrà soddisfare una serie di requisiti che completeranno i tre ambiti della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica. Nella dimensione ambientale, potremmo annoverare il già citato protocollo viticolo, nel rispetto dell’allegato III bis dello standard Equalitas, in cui vengono indicate le buone pratiche agricole che le aziende aderenti dovranno adottare. Su questo punto è necessario evidenziare che le aziende certificate Equalitas Organizzazione o Prodotto, soddisfano tutti requisiti previsti e le aziende certificate in biologico o con il Sistema di Qualità Nazionale di Difesa Integrata (Sqnpi), li soddisfano in gran parte, rendendo anche più semplice il monitoraggio da parte del Consorzio. Sempre nella sfera ambientale, il consorzio dovrà individuare le aree all’interno della denominazione dove si concentra una maggiore biodiversità e supportare iniziative di conservazione della stessa. Il pilastro ambientale della sostenibilità sarà definito con il calcolo della biodiversità e la stima dell’impronta carbonica e idrica media per ettaro della superficie vitata aderente al progetto. I requisiti delle buone pratiche sociali, sono state ulteriormente rafforzate nell’ultima versione di Equalitas. Maggiore attenzione è stata posta, anche in previsione dell’adozione dello standard a livello internazionale, al rispetto dei diritti dei lavoratori con riferimento anche alle Convenzioni ILO che sono state allegate allo stesso standard. Il consorzio inoltre ha il compito di diffondere e far rispettare a tutte le aziende agricole aderenti al progetto DpS, le prescrizioni contenute nel codice etico anche attraverso la gestione di strumenti di segnalazione di potenziali violazioni dello stesso. Completa l’ambito sociale di Equalitas DPS l’attività di formazione ai lavoratori del consorzio e delle aziende aderenti sulla consapevolezza dei propri diritti e lo scambio di informazioni con la comunità locale attraverso la condivisione delle politiche di sostenibilità adottate. Il consorzio, per soddisfare la dimensione economica della Denominazione per la Sostenibilità, dovrà elaborare periodicamente un report con una analisi sui rischi economici di medio termine e del mercato del lavoro inerenti alla Do e un modello di valutazione della reddittività economica delle aziende agricole del territorio. Il consorzio completa l’intero percorso con un bilancio annuale di sostenibilità contenente la rendicontazione delle proprie performance di sostenibilità, obiettivi raggiunti ed i miglioramenti programmati.
Se spostiamo l’attenzione agli impegni che dovranno assumere le aziende aderenti al progetto Dps possiamo senza dubbio citare il rispetto del codice etico e del protocollo viticolo approvato dal consorzio. Il primo contiene gli elementi necessari al rispetto dei requisiti sociali che il consorzio ritiene opportuno adottare e far adottare alle aziende aderenti. Il protocollo viticolo contiene tutte le indicazioni sulla gestione del suolo, della fertilità, della pianta, della difesa e della vendemmia e le prescrizioni sulla tecnica di irrigazione e sulla conservazione della biodiversità e il paesaggio.
Senza dubbio il reale valore della sostenibilità per la denominazione è la presa di coscienza di un lavoro comune, che va nella direzione dell’inevitabile cambiamento del modello produttivo. Attraverso obiettivi sempre più ambiziosi, inoltre, il Consorzio di tutela diventa protagonista di una transizione ormai non più evitabile e incoraggerà l’assunzione di impegni individuali e collettivi nell’ambito della sostenibilità, contribuendo a incentivare sostegno e partecipazione.
Maurizio Lunetta
Consulente Dipartimento Sviluppo e Innovazione
Valoritalia