Innovazione e sperimentazione: il binomio del nostro futuro.

Senza innovazione prima o poi si imbocca la via del declino. È la regola aurea di ogni impresa, perché il mondo inevitabilmente cambia e ciò che fino a ieri andava bene improvvisamente diventa vecchio, obsoleto, fuori moda. Regola che vale tanto per un bene materiale – un’automobile, un abito, un computer, solo per citare alcuni esempi – quanto per un servizio. Apparentemente, l’attività che in Valoritalia quotidianamente svolgiamo sembrerebbe sfuggire a questa necessità, perché il nostro lavoro consiste, in buona sostanza, in una serie di verifiche su processi e prodotti condotte in gran parte da persone fisiche. Verifiche che non necessitano di apparati tecnologici particolarmente sofisticati, quanto della gestione sistematica di ogni informazione rilevante e dell’attribuzione di valutazioni in conformità con quanto prevedono leggi, regolamenti e disciplinari. Un compito condizionato (ancora) dall’esperienza diretta, dal controllo eseguito sul campo o in azienda, dall’olfatto e dalla vista degli esperti.
Nonostante l’apparenza, per gli addetti ai lavori lo scenario sembra tuttavia preludere a grandi cambiamenti, generati, a mio parere, dalla simultanea convergenza di tre fattori principali: consumatori, mercato e tecnologie.
In primo luogo ci sono i consumatori, con la richiesta crescente di garanzie sempre più estese e inclusive, anche quando si tratta di prodotti (come il vino) per i quali sembrava si fosse raggiunta la piena maturità. Tracciabilità, origine e qualità sono state per un paio di decenni l’obiettivo principale dei Consorzi di Tutela, sia per soddisfare le richieste del mercato che per prevenire l’indebito uso di quei patrimoni collettivi che sono le denominazioni di origine. Oggi, tali requisiti sembrano improvvisamente diventati un’acquisizione scontata, non più sufficiente per quei consumatori che, in aggiunta, chiedono sempre più sostenibilità, salubrità, eticità. Chiedono, in altri termini, che i prodotti acquistati (compreso il vino) siano in grado di fornire ulteriori garanzie, che coprano uno spettro più ampio di bisogni.
In secondo luogo sta cambiando il mercato. La spinta dei consumatori, a sua volta amplificata dall’attenzione dei media verso le tematiche sociali e ambientali, condiziona a cascata le scelte e le strategie degli operatori in tutte le filiere, compresa quella del vino. Si vanno progressivamente modificando e ampliando i fattori di competitività delle imprese, perché prezzo e qualità non sono più sufficienti a garantire una stabile presenza sui mercati, ed in particolare su quelli più remunerativi.
Infine le tecnologie: fattore forse ancora più pervasivo dei precedenti perché consente di proporre soluzioni impensabili solo fino a qualche anno addietro con investimenti di capitale tutto sommato limitati. Faccio solo un piccolo esempio che riporto direttamente da uno dei programmi di ricerca ai quali Valoritalia ha partecipato: l’applicazione della sensoristica di ultima generazione e della realtà virtuale al controllo in cantina, che consente di sostituire la visita ispettiva con la gestione in remoto e di ottenere, in aggiunta, informazioni molto più accurate e puntuali.
La spinta di questi tre fattori è destinata a modificare a fondo tanto l’oggetto quanto le modalità della certificazione, anche nel comparto vitivinicolo. È un percorso inevitabile, perché imposto dagli eventi che attraversiamo e che la pandemia sembra aver accelerato. Nel medio termine, l’attività di certificazione dovrà essere in grado di verificare standard più complessi ed evoluti, valutare requisiti di diversa natura e, proprio per questo, dovrà dotarsi di un ventaglio di professionalità molto più ampio.
Innovare significa adattarsi ai cambiamenti, possibilmente anticipandoli. Significa saper leggere il presente per capire quale direzione prendere, come rispondere alle sollecitazioni e in che modo farlo. Significa cercare risposte e provare soluzioni diverse. Ma innanzitutto significa investire sulle risorse umane e su progetti che consentano di sperimentare prodotti, percorsi e originali soluzioni organizzative. Un compito che in Valoritalia abbiamo affidato ad un reparto specializzato, formato perlopiù da giovani e promettenti donne di diversa estrazione disciplinare. Un gruppo di lavoro che elabora e partecipa a progetti di ricerca, sia in ambito nazionale che europeo; che gode di ampia autonomia ed al quale chiediamo solo una cosa: che continui a lavorare con l’entusiasmo e la caparbietà del ricercatore, perché è solo superando gli errori che si ottengono i risultati migliori.

 

Francesco Liantonio
Presidente Valoritalia