I dati di Valoritalia: un patrimonio per le Denominazioni.

In uno degli articoli di questo numero Sonia Gastaldi sostiene, in modo molto conciso ma altrettanto efficace, che «Ribaltare un processo, prettamente tecnologico, in un processo informativo è la vera sfida del futuro, perché l’informazione sostiene l’innovazione, la struttura e modella i processi organizzativi d’impresa»; e ancora che «non è sufficiente avere grosse quantità di dati (big data) per conoscere quello che sta succedendo o succederà, i dati diventano preziosi per l’impresa se le informazioni vengono analizzate, comparate e collegate tra di loro».

In termini più generali, uno degli aspetti più significativi che caratterizza l’innovazione consiste nella capacità di gestire quantità crescenti di dati provenienti da fonti diverse, trattarli e organizzarli per renderli comparabili, infine restituirli in modo che siano intellegibili e utilizzabili per finalità più ampie. 

In questa chiave, lo sviluppo della certificazione delle Denominazioni di Origine ha consentito, nel comparto vitivinicolo ma non solo, di ottenere un’enorme quantità di dati su tutta la filiera; dati che si accumulano anno dopo anno e che potenzialmente costituiscono un grande patrimonio di conoscenze. Inoltre, il modello di certificazione adottato in Italia è particolarmente analitico, perché studiato per fornire le massime garanzie a consumatori e operatori, tanto sull’origine quanto sui livelli minimi di qualità stabiliti dai disciplinari. Peraltro, diversamente da quanto avviene con altri standard, la certificazione di un vino a Denominazione non si esaurisce nel singolo atto di verifica (la visita ispettiva o il controllo dei documenti aziendali), ma accompagna l’intero processo produttivo, dal vigneto alla cantina, garantendo ad ogni singola bottiglia la completa tracciabilità. Esemplificando, per ogni impresa che utilizza una specifica denominazione l’iter prevede l’iniziale raccolta dei dati di ogni elemento sottoposto a verifica e, in seguito, il loro costante aggiornamento documentale. A questo si uniscono le visite ispettive (in campo ed in cantina), oltre ad analisi chimiche e valutazioni organolettiche affidate a commissioni tecniche indipendenti. 

In termini operativi, il controllo ispettivo e quello documentale permettono di valutare la conformità del processo a quanto stabilito dai disciplinari di produzione approvati dai Consorzi di Tutela, tenendo contemporaneamente traccia di tutte le modifiche che nel tempo possono essere apportate dalla singola impresa. Garantire la tracciabilità si traduce nel controllo puntuale di superfici e composizione ampelografica dei vigneti, di produzione e vinificazione, di cali, tagli e coacervi, di imbottigliamenti e trasferimenti, di declassamenti e riclassificazioni, di vendite e acquisti. Ogni movimento registrato e validato, così come ogni passaggio di prodotto da un’azienda ad un’altra, o da un’azienda a un operatore, trascina dietro di sé il set completo dei dati che ha originato. Ogni anno Valoritalia registra e verifica, in media, tra 700 e 800 mila movimenti di prodotto, generati da decine di migliaia di imprese che operano in 229 Denominazioni distribuite su buona parte del territorio nazionale. Valoritalia ha affidato la gestione della movimentazione a DIONISO, un software creato sulle specifiche esigenze del settore e che consente, tra le altre cose, di ottenere un dettaglio informativo pressoché assoluto. L’estrema precisione e segmentazione del dato digitale consente il suo trattamento comparativo e di ottenere report statistici di grande importanza, sia per i Consorzi di Tutela che per le imprese associate.

Qui ritorno al punto di partenza: il valore dei dati. Il controllo dell’iter consente a Valoritalia (e agli altri analoghi Enti) di accumulare grandi quantità di dati che, se opportunamente trattati, possono trasformarsi in informazioni, cioè in strumenti conoscitivi utili per varie finalità. Parlando in concreto, attraverso l’analisi dei movimenti si possono ricavare gli andamenti temporali – per esempio – degli imbottigliamenti di una denominazione e delle diverse tipologie che la compongono, della giacenza e della sua struttura, del numero di operatori che la utilizzano e del livello di concentrazione delle vendite, oppure delle relazioni tra diverse denominazioni collegate, solo per tenerci ad un livello macro di analisi. In sostanza, nell’insieme i dati riflettono la relazione tra denominazione e mercato; riflettono la sua capacità di adattarsi al mutare delle condizioni e delle preferenze dei consumatori; permettono di identificare gli andamenti di lungo periodo e le contingenze del momento. Ma c’è di più: consentono di fare proiezioni e di prendere decisioni ponderate sulla base dell’esistente. Si pensi, per fare ancora un esempio, al compito di elaborare una corretta programmazione dell’offerta che la legge attribuisce ai Consorzi di Tutela. Può apparire scontato, ma non si può svolgere efficacemente questo compito senza possedere un sofisticato apparato di analisi statistica, attraverso il quale si può, da un lato, rilevare il dinamismo delle vendite, dall’altro tener conto della struttura economica che le determina. Non dobbiamo dimenticare che, di base, le Denominazioni altro non sono che l’espressione diretta di sistemi locali di imprese, più o meno estesi, quindi ogni decisione di una certa rilevanza finisce inevitabilmente per riflettersi su questi. Più approfondite sono le conoscenze sull’assetto della Denominazione e più ponderate saranno le decisioni consortili. 

Se pensiamo che non più tardi di quindici anni fa gli unici dati disponibili per gran parte dei Consorzi (con l’eccezione di un numero ristrettissimo di questi) erano le statistiche annuali sulle giacenze riportate dalle Camere di Commercio, la differenza con il recente passato appare in tutta la sua profondità! Sembra un secolo, ma in realtà la grande trasformazione è avvenuta in pochi anni.

Da parte nostra, sin dalla progettazione di DIONISO, abbiamo considerato prioritaria la condivisione con i Consorzi dei dati acquisiti, perché siamo consapevoli della loro rilevanza strategica. Oggi, per ogni denominazione certificata, il Consorzio può ottenere dai nostri sistemi, in forma aggregata e con garanzia di riservatezza, i dati che ritiene più importanti per trattarli come crede. 

Noi consideriamo la restituzione dei dati parte integrante del servizio di certificazione, ma non intendiamo limitarci a questo. Crediamo sia possibile fornirne una lettura più organica e sistematica, comprensiva di elaborazioni più raffinate e, soprattutto, in tempo reale. Questo è l’obiettivo sul quale ci muoviamo e che crediamo di poter raggiungere all’inizio del prossimo anno.

Senza dubbio, una delle chiavi con cui interpretare l’innovazione è proprio la gestione dei dati. Le nuove tecnologie consentono di monitorare processi complessi rendendoli sempre più efficienti, tuttavia non dobbiamo commettere l’errore di pensare che la disponibilità di dati sostituisca completamente l’esperienza e l’intuito. La conversione dei dati in informazioni significative è ancora oggi una questione di fiuto e di interpretazione in base alla diretta conoscenza. L’analisi statistica può restringere i campi dell’incertezza, può individuare le tendenze prevalenti e aiutarci a scartare le ipotesi meno probabili; tuttavia non sempre quello che sembra probabile si realizza. Anzi, molto spesso è proprio il “cigno nero”, il fenomeno inatteso, a modificare improvvisamente lo scenario. Come ente di certificazione e controllo possiamo mettere a disposizione dei Consorzi una reportistica sempre più raffinata, ma le decisioni continueranno ad essere prima di tutto politiche e conterranno ugualmente margini di discrezionalità rischio. È il mercato. 

Giuseppe Liberatore
Responsabile Ricerca e Innovazione Valoritalia