Il nuovo Direttore Generale, Giuseppe Liberatore, interviene sulla centralità del ruolo di Valoritalia come garante del sistema produttivo vitivinicolo.

È nostra intenzione comunicare il nostro lavoro, i risultati, la serietà con cui affrontiamo i problemi, il ruolo che svolgiamo e il rapporto con le imprese che certifichiamo. Vorremmo confrontarci con il futuro che ci aspetta e ospitare nuovi punti di vista, valorizzando ciò che di positivo il mondo italiano del vino è riuscito a conquistarsi. Questo mi aspetto dalla nostra comunicazione. È nostra intenzione cambiare il modo in cui la società ci percepisce.

Valoritalia non è, e non dev’essere, identificato come uno tra i tanti enti di certificazione presenti nel Paese, poiché per genesi fondativa, esperienza, organizzazione e assetto societario, rappresenta un elemento di garanzia per il sistema produttivo e per il mercato. Per ciò che facciamo, per la delicatezza delle mansioni svolte quotidianamente da tutti i nostri collaboratori, per le relazioni che intratteniamo con Istituzioni e Consorzi, Valoritalia è già oggi considerata più un partner che una controparte; forse proprio a ragione di una indipendenza di giudizio che abbiamo eletto a valore etico della società e che non intendiamo lasciarci alle spalle.
Quando ho cominciato a occuparmi di vino, oramai più di trent’anni fa, questo era un settore molto diverso rispetto a come oggi lo conosciamo: controlli saltuari e non sistematici, mancanza di comunicazione tra Enti, scarsità di informazioni e assenza di esaustivi database. 

Nei decenni successivi i cambiamenti si sono succeduti con costanza, e non solo come conseguenza degli scandali di diversi anni fa. La spinta decisiva è venuta dall’evoluzione normativa, comunitaria e nazionale, che ha recepito i crescenti diritti dei consumatori, chiedendo per questi ultimi sempre maggiori garanzie; ma per alcuni aspetti ancora più importante è stata la spinta di una significativa quota di imprese, che hanno premuto all’interno dei Consorzi affinché si adottassero regole a garanzia e tutela degli stessi produttori. La ragione è peraltro semplice: le Denominazioni di Origine costituiscono il patrimonio collettivo di un territorio e delle sue aziende, che non può essere messo a rischio dall’immissione sul mercato di prodotti che non siano completamente tracciabili e conformi agli standard previsti dai disciplinari. Questa consapevolezza, comune a moltissime aziende italiane, è stato il principale elemento di novità “politica” che ha permesso una vera svolta nella viticoltura italiana.
Tracciabilità e garanzie sul rispetto degli standard sono stati, in definitiva, i fattori innovativi che hanno completamente rivoluzionato il mercato del vino e anche le abitudini di consumo. La centralità del ruolo di Valoritalia discende proprio da questi fattori: assicurare che il mercato, le imprese, le istituzioni, gli stessi consumatori e i vini a Denominazione di Origine, rispettino tali standard in ogni fase di produzione, dal vigneto fino all’uscita dalla cantina.
La complessità di questi compiti emerge con tutta chiarezza considerando che Valoritalia certifica i vini di 228 denominazioni, le quali contemplano circa 5.000 differenti tipologie per un totale di circa un miliardo e 550 milioni di bottiglie immesse sul mercato. Ogni anno, mediamente, vengono effettuate circa 45.000 analisi chimiche e organizziamo poco meno di 3.000 commissioni di degustazione che valutano, approssimativamente, 46.000 campioni di prodotto.

Un lavoro enorme che, per essere svolto al meglio, necessità di competenze di alto livello, di un’organizzazione capillare, di logistica e di una sofisticata gestione informatica. Questa è, in sintesi, Valoritalia. Nel processo che certifichiamo, ogni tassello del sistema è collegato a un altro, poiché ogni trasferimento di vino sfuso o in bottiglia, ogni calo, taglio o assemblaggio, ogni imbottigliamento o particolare lavorazione, genera movimenti che incidono sulla posizione di tutte le aziende coinvolte. La registrazione e il controllo dei singoli movimenti, consentono la completa tracciabilità del prodotto – sia esso un lotto o singola bottiglia – a cui vengono accoppiate le sue caratteristiche chimiche e organolettiche. Un processo che si rinnova in continuazione seguendo le modifiche ai disciplinari di produzione, vendemmia dopo vendemmia.

Ma del nostro lavoro c’è ancora un altro aspetto che vorrei sottolineare, forse meno evidente ma non meno rilevante: noi produciamo dati, un’enorme quantità di dati, che sono il riflesso dell’andamento di mercato delle più importanti denominazioni italiane. Dati impiegabili per molteplici fini, ma soprattutto utili a supportare decisioni e strategie di Consorzi di Tutela e singole aziende.
La complessità del sistema, unitamente alla volontà di organizzare al meglio il nostro lavoro utilizzando in modo più efficiente i suoi output, ci ha spinto a investire risorse nella realizzazione di un innovativo software di gestione che da qualche mese è diventato operativo. Creato grazie al supporto tecnico dei nostri partner Cisco e Hitachi, “Dioniso”, questo è il suo nome, è certamente il software più completo presente sul mercato. Esso, da un lato ci permette di gestire in sicurezza un processo di certificazione che riguarda milioni di ettolitri l’anno, dall’altro, entro qualche mese, ci consentirà di realizzare una reportistica avanzata con statistiche costantemente aggiornate. Report di cui si avvantaggeranno tanto i Consorzi quanto gli Enti Pubblici, come Regioni, MiPAAF e ICQRF.
Nonostante le innovazioni e i cambiamenti intervenuti in questi ultimi 20 anni, personalmente sono convinto che le trasformazioni del nostro settore non siano affatto terminate. Da anni il consumatore percepisce un progressivo aumento della qualità media dei vini, ma dietro di essa si cela un’evoluzione tecnologica formidabile, ancora molto lontana dall’essere terminata. Nel campo come in cantina, l’informatica, la sensoristica, l’agricoltura di precisione, la sostenibilità e la cosiddetta Internet of Things (IoT), stanno rivoluzionando produzione, gestione e controllo nelle aziende. 

Un’evoluzione che comporterà, inevitabilmente, un analogo e parallelo adeguamento delle procedure e delle tecniche di certificazione, di cui in prospettiva si vedono già i primi segnali. In ogni caso Valoritalia continuerà a essere protagonista delle nuove trasformazioni, perché garantiremo quegli investimenti in tecnologia e formazione attraverso i quali continueremo a svolgere i nostri compiti con eguale serietà e competenza.

GIUSEPPE LIBERATORE